È morto a 74 anni in Algeria. Addio a Neeskens, l’altro Cruyff

Johannes Jacobus Neeskens, leggenda del calcio olandese, muore all'età di 74 anni. Centrocampista della celebre squadra dell'Arancia Meccanica, ha segnato un'epoca con il suo talento e la sua grinta, pur perdendo due finali mondiali con la nazionale. Conquistò glorie con l'Ajax e il Barcellona, accanto a Cruyff e Michels.

di GIUSEPPE TASSI
8 ottobre 2024
Addio a Neeskens, l’altro Cruyff

Il rigore di Neeskens contro la Germania nella finale del mondiale 1974

Lo chiamavano Johan II. Ma non era un’onta perché Johan I era il suo amico Cruyff, il Pelè Bianco, la stella dell’Olanda dei sogni, l’Arancia Meccanica di Michels.

È morto improvvisamente a 74 anni Johannes Jacobus Neeskens, uno dei pilastri di quella squadra indimenticabile.

Si trovava in Algeria per un progetto di diffusione del calcio per conto della Federazione olandese.

Il suo volto scavato, i lunghi capelli da stella del rock che ricadono sulle spalle e poi quella falcata solida e morbida insieme. L’immagine di Neeskens giocatore riemerge dai fotogrammi della memoria. Sono gli anni Settanta, quelli della contestazione giovanile, dei figli dei fiori, dell’amore libero e della grande Olanda che gioca il “calcio totale”.

Accanto al genio di Cruyff gravita, nel cuore del centrocampo, questa piovra umana capace di catturare palloni in contrasto, ripartire in piena velocità e innescare l’arma proibita, il Pelè Bianco.

L’Arancia Meccanica è una squadra straordinaria in tutto: gioca con marcature a zona e fuorigioco sistematico, chiama i difensori a costruire la manovra, cancella i ruoli tradizionali. E fuori dal campo ritiri aperti alle mogli e sesso liberalizzato anche prima delle partite.

Di quell’Olanda Neeskens è uno degli emblemi. Sa giocare un po’ in tutti i ruoli, ma eccelle come perno centrale della manovra: gambe e cervello, grinta e scaltrezza. Tanto da passare alla storia come uno dei migliori centrocampisti di sempre.

Con la Grande Incompiuta Orange perde due finali mondiali. Nel ‘74 va pure in gol su rigore, ma poi deve arrendersi alla Germania di Beckenbauer, nel ‘78 stessa musica contro l’Argentina di Kempes in un paese straziato dalla dittatura.

Ma quelle sconfitte e quell’Olanda restano nella storia del calcio più di tanti vincitori. Per la portata rivoluzionaria del messaggio, non solo calcistico, che ha saputo diffondere.

Le glorie che non arrivano dalla nazionale Neeskens le ottiene nel calcio di club: tre trionfi europei con l’Ajax delle meraviglie e poi il passaggio al Barcellona, sempre con il profeta Rinus Michels come guida e Cruyff come illustre compagno di viaggio.

Dante e Virgilio, il genio e il suo ispiratore.

Continua a leggere tutte le notizie di sport su