E’ Retegui l’assist di Mancini a Spalletti

Italia, ’El Tabano’ scoperto dall’ex ct: in azzurro quattro gol in cinque gare, possiamo contare su una vera punta centrale

di PAOLO FRANCI -
23 marzo 2024
E’ Retegui l’assist di Mancini a Spalletti

E’ Retegui l’assist di Mancini a Spalletti

Punge ’El Tabano’, eccome se punge. L’avevamo capito già dalle prime apparizioni, poi giovedì sera il Tafano – questo è il soprannome perchè molesto per le difese, sfacciato e doloroso quando gli arriva il pallone giusto – ha deciso di aprire le ali al vento di Miami. Due palloni, due gol. Stop di sinistro, colpo di bisturi di destro. Che sia in faccia al portiere come nella rete del vantaggio, o ’sentendo’ la porta di spalle il risultato non è cambiato. Uno-due e l’Italia vince non meritando di vincere. Pensateci: è quello che capita quando hai uno là davanti che ti ribaltqa il mondo. “Capitalizza“, come si diceva una volta.

E d’altra parte, se il tuo cognome inizia per ’Rete’ (gui) un motivo ci dovrà pur essere no? E vuoi vedere che dopo tanto penare e peregrinare, abbiamo trovato quel bomber che manca dai tempi di Luca Toni? Quesiti che si annodano e si trasformano in bruciante speranza per il ct Luciano Spalletti. A proposito di Big Luciano, una telefonatina a Roberto Mancini per ringraziarlo della straordinaria scoperta sarà il caso di farla. Ricordate? Mateo, scuola Boca, segnava e faceva sfracelli al Tigre. Il Mancio che è uno con la fissa della scoperta di talenti, da Balotelli in su, l’è andato a scovare lì, con tanto bisnonno materno, Angelo da Canicattì, Sicilia profonda. La mamma di Mateo, Maria Grandoli, è la nipote di “Angelino il siculo“ e ogni volta che Mateo fa gol a Canicattì spuntano striscioni che ne rivendicano l’appartenenza.

E qui arriva il secondo soprannome. Il padre di Mateo, Carlos Josè Retegui era una superstar di hockey su prato, soprannominato ’El Chapa’ , riferibile a forza fisica e tecnica sopraffina. E così come con i Simeone – Cholo e Cholito – oltre a ’El Tabano’ ecco che sbuca ’El Chapita’. E occhio, perchè come accaduto con Sinner e lo sci prima del tennis, Mateo a lungo è rimasto in bilico tra la passione per l’hockey e il pallone. La sorella Micaela è stata argento a Tokiy con lo sport di famiglia. Mateo sognava di essere come suo padre, in Sardegna, quando Carlos Josè ha allenato qui da noi. E il pallone? Aveva addirittura smesso Mateo. "Papà al River non mi ritrovo, non mi capiscono, io mollo". E così fu.

Per fortuna, una fresca e ventosa mattina del 2016, mentre Mateo gioca in spiaggia passa di lì uno scout del Boca. Che sgrana gli occhi: "Questo chi è?". Due chiacchiere, una telefonata per scoprire che il River l’aveva fatta grossa, mollandolo. Nicolas Burdisso gli fa firmare il primo contratto con il Boca. E arriviamo alla scoperta del Mancio. Come ha fatto? Glielo ha suggerito un suo ex compagno alla Lazio e alla Samp, Juan Sebastian Veron, quando Retegui è passato per l’Estudiantes del quale Veron è stato presidente. Pare di sentirlo al telefono col Mancio: "Roby? soy Seba, ese Retegui que tanto te gusta tiene parientes italianos....".

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