Orban esce dalla Cpi: "Non arresto Netanyahu". Raid israeliano su rifugio Onu

Strage di sfollati ospitati dalle Nazioni Unite. L’Idf: Gaza sarà divisa in due. Il premier va a Budapest, reso inefficace il mandato di cattura internazionale.

di ALDO BAQUIS
3 aprile 2025
Secondo il ministero della Salute di Hamas, ieri cento persone sono morte nei raid

Secondo il ministero della Salute di Hamas, ieri cento persone sono morte nei raid

"Abbiamo ingranato una nuova marcia. Ci accingiamo a dividere la Striscia attestandoci su un nuovo asse, l’Asse Morag", che a sud di Gaza separa i 200mila abitanti di Rafah dalla vicina Khan Yunis. In un intervento alla televisione il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha spiegato che l’intento è di "accrescere gradualmente la pressione" su Hamas affinché liberi gli ostaggi israeliani. Israele, secondo il ministro della difesa, Israel Katz, potrebbe mantenere in permanenza il controllo sulle aree appena occupate. Nelle stesse ore dal terreno sono giunte notizie di duri bombardamenti a Deir el-Balah (nel settore centrale) e, più a nord, a Jabalya dove è stato colpito un edificio delle Nazioni Unite che ospitava decine di famiglie di sfollati. Fonti locali hanno parlato di 19 morti (fra cui nove bambini) e di decine di feriti. "All’interno – ha riferito un portavoce militare – c’era un centro di comando e di controllo utilizzato per attività terroristiche". I civili, ha aggiunto, erano di fatto "scudi umani". Al termine di una nuova giornata di combattimenti, secondo il ministero della sanità locale, almeno 100 palestinesi sono rimasti uccisi, fra cui donne, anziani e bambini.

In questo scenario tragico spicca la vicenda – ricostruita ieri da Haaretz con testimonianze dal terreno – del ritrovamento a Tel Sultan (Rafah) dopo una settimana di serrate ricerche dei corpi di 15 operatori sanitari e di membri di servizi di soccorso. Erano sepolti sotto due montagne di detriti, assieme con i resti di cinque ambulanze colpite dal fuoco israeliano in un precedente scontro a fuoco con Hamas. Diversi di loro, secondo il giornale, erano stati colpiti da proiettili. Alcuni avevano le mani legate.

Con l’arresto dell’ingresso di aiuti umanitari, la vita a Gaza è ancora più caotica. Un sacco di farina da 25 chili, che costava fino a 80 shekel (20 euro), costa adesso 500 shekel. Molti fornai hanno chiuso i battenti e sacchi di farina sono oggetto di rapine a mano armata.

Nel nord di Gaza sono riprese le manifestazioni contro Hamas e per la fine della guerra, mentre sui social si afferma che di recente centinaia di palestinesi hanno lasciato discretamente la Striscia, con l’aiuto dell’esercito, passando per l’aeroporto Ramon nel sud di Israele. Malgrado in brusco inasprimento della guerra (che in Israele ha gettato in profonda costernazione i familiari dei 59 ostaggi) è stata confermata la visita di quattro giorni a Budapest di Netanyahu, nonostante il mandato di cattura spiccato nei suoi confronti dalla Corte penale internazionale (Cpi).

Da Victor Orban Netanyahu ha ricevuto assicurazioni che a Budapest sarà pienamente al sicuro. Ieri fonti stampa hanno anticipato che l’Ungheria è pronta ad uscire dalla Cpi. La portavoce della Commissione europea Anitta Hipper ha confermato di aver appreso quelle notizie ma ancora, ha aggiunto, "non è giunta dall’Ungheria alcuna notifica formale". Da giorni intanto le strade di Budapest sono invase da migliaia di dimostranti contro il divieto delle marce del Pride e contro un emendamento della Costituzione che include il riconoscimento di due soli generi: maschile e femminile. In vista dell’arrivo di Netanyahu, che sarà accompagnato dalla moglie Sarah, le autorità ungheresi hanno predisposto severe misure di sicurezza. Si prevede inoltre di chiudere al traffico intere aree della città. Misure peraltro ben note al premier israeliano, che da mesi è oggetto in casa di continue manifestazioni di protesta nel suo Paese.

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