Germania, è una trappola. Aggrappati a Musiala, la Danimarca è tosta

La squadra di Eriksen finora non ha incantato e ha il problema del gol, i tedeschi sono carichi: però si presentano con qualche problema in difesa.

di LORENZO LONGHI -
29 giugno 2024
Aggrappati a Musiala, la Danimarca è tosta

Aggrappati a Musiala, la Danimarca è tosta

La favorita, questa sera, è una e una sola: quando, alle 21 a Dortmund, l’arbitro inglese Oliver fischierà l’inizio di Germania-Danimarca, l’ottavo tra i padroni di casa e una delle semifinaliste del 2021, il principale avversario per la nazionale di Julian Nagelsmann non saranno tanto Eriksen e compagni, quanto piuttosto le enormi aspettative che si sono create nelle ultime due settimane nei confronti dei tedeschi. È inevitabile che sia così: dopo anni di dubbi, dopo gli inciampi al tramonto dell’era Löw e durante il regno di Flick, la Germania in questo Europeo ha costruito un’euforia tangibile, alimentata dal passaggio del girone in carrozza – squadra qualificata già dopo due partite, con il gol del pareggio di Füllkrug contro la Svizzera a sigillare il primo posto – e dai bagni di folla che la nazionale ha sperimentato nel ritiro pre-Europeo in Turingia, a Monaco, Stoccarda e Francoforte, le città dove ha giocato sinora, e nei pressi del centro sportivo della sede Adidas, in Baviera, dove si allena.

Un’eliminazione non viene neppure presa in considerazione, a questo punto del torneo: la non eccellente prova con la Svizzera non ha minato l’ottimismo, e così neppure l’assenza per squalifica di Tah, che oggi sarà sostituito da Schlotterbeck accanto a Rüdiger. Proprio il centrale del Real, uscito malconcio dall’ultima gara del girone, ieri ha ripreso ad allenarsi regolarmente, anche se resta preallertato Anton, nel caso l’ex romanista non dovesse farcela. Confermato il resto della formazione, con i vari Musiala, Wirtz e Havertz chiamati a battere una difesa, quella danese, che sinora ha incassato solamente due reti, esattamente come quella tedesca.

La Danimarca, priva dello squalificato Morten Hjulmand, non ha impressionato: ha superato il girone grazie a tre pareggi, lo ha fatto da seconda solo grazie al miglior fair play rispetto alla Slovenia e, più in generale, in questo Europeo è mancata di qualità. Palleggio tanto, produzione offensiva scarsa, con Eriksen a dover sopperire alla latitanza di Højlund e Wind. All’apparenza, insomma, è il classico vaso di coccio dal destino segnato. Ma nei turni senza domani tutto può cambiare: basta un niente per far piangere una nazione.

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