Italia, l’ora di osare: la bellezza non conta più
Contro la Croazia ci giochiamo il pass agli ottavi, Spalletti varia lo schieramento e dà fiducia a Retegui e Darmian. Dimarco recupera

Italia, l’ora di osare: la bellezza non conta più
dall’inviato
LIPSIA (Germania)
"Meno bellezza e più resilienza". Che sia una retromarcia o un cambio in corsa di quell’identità cercata a lungo lo capiremo solo stasera nella bolgia della Red Bull Arena (dove sono annunciati 25mila tifosi croati e poco più di diecimila azzurri), certo che Luciano Spalletti vuole un’Italia di sostanza, più tosta e concreta nella partita in cui ci si gioca credibilità e il passaggio agli ottavi di finale.
"Mi chiedete del recupero psicologico ma vi rispondo che è presto fatto: se non si fa risultato si torna a casa. Però sono molto soddisfatto di quello che ho visto negli ultimi giorni e ho avuto la conferma che il nostro è un gruppo di cui ci si può fidare".
Anche perché una nazionale brutta, modesta e impaurita come quella scesa in campo giovedì a Gelsenkirchen non si era mai vista. E va dimenticata. Forse ritoccata, ma non stravolta. Cambiata soprattutto nell’atteggiamento: "Non si può mettere però in conto di subire, ci vuole concretezza per non metterci in mano alla loro qualità. Ma la partita vogliamo farla, a metà campo e non davanti all’area di rigore".
Dice e non dice il ct azzurro, non vuol scoprire le carte e anche per questo pure l’allenamento di ieri a Iserlohn è stato blindatissimo. La buona notizia è che Dimarco è recuperato, la contusione al polpaccio rimediata contro la Spagna è stata assorbita. "E’ a disposizione ma faremo un altro passaggio in mattinata", si limita a dire Spalletti senza aggiungere altro. Anche perché, per una volta, il fuoco di fila delle domande della vigilia riguarda la condizione di singoli giocatori ed eventuali avvicendamenti. E il ct conferma che nell’undici titolare ci saranno delle novità. "Dopo una partita così l’idea di cambiare qualcosa c’è perché vista la prestazione ho sbagliato a non cambiare prima. La partita con l’Albania mi era sembrata una prova così bella da non voler mettere mano alla squadra. C’era un po’ di fatica e un po’ di ruggine da risultato...".
Poi le risposte dirette: "Di Lorenzo? Lui è veramente mio figlio e faccio veramente fatica a fare a meno di uno con le sue qualità. E’ chiaro che devo analizzare le cose, ma sono convinto del valore dell’uomo e del calciatore. Jorginho? Ha fatto contro la Spagna una prova sottotono, ma se la squadra non ti aiuta, non è colpa sua, ma mia. Puntiamo molto su di lui. Cambiaso? Mi sembra un ragazzo intelligente, che sa fare più ruoli e che in questo calcio-famiglia ci sta bene dentro". Pillole sparse sugli attaccanti: "Scamacca è un calciatore più estroso e istintivo. Può fare dei numeri, ma anche l’errore che non ti aspetti. Retegui è più lineare nelle giocate, ma quando gli capita la palla da sfruttare è difficile che la manchi".
La sintesi potrebbe essere: possibile cambio di modulo ma nessuna bocciatura clamorosa, conferma dei senatori con una mediana più fisica e magari una staffetta in attacco. La chiosa finale di Spalletti è la fotografia del match che attende l’Italia: "Con la squadra ci siamo parlati chiaramente. Il Frecciarossa in una stazione sta cinque secondi: o sei pronto a salirci sopra oppure lo perdi".
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