Nei quaderni di Spalletti un’Italia d’assalto. Zaccagni e Fagioli per battere la Svizzera
Il ct studia in continuazione le soluzioni più adatte contro una squadra molto solida. Jorginho non più sicuro del posto in mediana
dall’inviato
BERLINO (Germania)
A chi affidare le chiavi dell’Italia nella prima vera partita da dentro o fuori? E’ già vigilia dell’incrocio con la Svizzera che può aprire le porte ai quarti di finale dell’Europeo, forse Luciano Spalletti le sue scelte le ha già fatte ma la sensazione è che l’Italia di oggi sia ancora un laboratorio aperto. Nel ritiro blindatissimo di Iserlohn, al centro di una foresta affollata di tifosi italiani, il ct si chiude nel suo ufficio provvisorio e rilegge i “quadernetti” zeppi di appunti, idee e dati di tutte le partite. Ogni gara ha avuto una sua storia, in ogni partita lui ha cambiato e rivoltato la squadra alla ricerca di quell’identità che finora non convince del tutto. Ma in panchina l’uomo di Certaldo non porta taccuino e biro, non scrive nulla. Gli basta memorizzare. Per il resto lo staff gli dà una mano. Eppure molto di quello che mette in pratica ha una logica, perché cerca di apparecchiare ogni sfida molto prima del fischio di inizio.
C’è tutto su quei fogli pieni di cerchietti e frecce: chilometri percorsi, palloni persi e conquistati, passaggi sbagliati, tiri e assist, le alchimie tattiche per narcotizzare gli avversari. Appunti da cui emerge la cura dei dettagli di un allenatore che studia e si aggiorna, che ascolta e si confronta. Che elabora e approfondisce. Con meticolosità. Perciò ogni numero, ogni statistica può diventare un indizio o almeno un’idea. Magari un dubbio. Come quello se insistere o meno su Jorginho, uno degli eroi di Wembley ma oggi non più l’infallibile metronomo di tre anni fa. Questo lo si è capito anche dal labiale facilisssimo da decriptare dello stesso Spalletti: "Deve venire a prendere la palla o non ha senso farlo giocare". Ma l’italo-brasiliano finora è sempre stato schierato da titolare anche perché l’unica vera alternativa è Fagioli, un ragazzo che ha trascorso gli ultimi 8 mesi a disintossicarsi dalla ludopatia, e non in campo. Il ct lo ha voluto comunque dopo averlo visto a Bologna la sera del suo ritorno in campo, ma lo juventino (entrato molto bene con la Croazia) regista puro non è mai stato.
L’insidia resta è non è l’unico ballottaggio in una formazione la cui unica certezza dovrebbe essere la difesa a tre, “orfana” dello squalificato Calafiori e con lo spostamento di Bastoni come “braccetto“ di sinistra. In mezzo Buongiorno o Mancini. Così ieri il granata: "Sto vivendo questo ritiro con entusiasmo. Tutti cerchiamo di mettere in difficoltà il mister negli allenamenti. Se con la Svizzera sarà il mio momento dal primo minuto non lo so: io mi sono preparato al massimo per essere pronto".
Poi ci sono gli equilibri da trovare fra centrocampo o attacco: ripartire dal 3-5-2 o puntare sul 3-4-2-1? Nell’allenamento a porte chiuse di ieri si è lavorato su questo. Difficile lasciar fuori Chiesa e Zaccagni dopo che hanno aperto la difesa croata, eppure per l’equilibrio voluto dal ct almeno uno dei due rischia la panchina in caso di 3-5-2 (col 4-3-3 o il 3-4-3 partirebbero titolari). In avanti se la giocano Scamacca e Retegui.
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