Sacchi gioca di squadra: "Nessuno vince da solo. Scamacca va tutelato"
L’appello del ct azzurro a Spalletti: "Gianluca un centravanti timido, non va caricato di responsabilità. Si lavori a un gruppo unito".

Sacchi gioca di squadra: "Nessuno vince da solo,. Scamacca va tutelato"
"Scamacca è un ottimo centravanti ma pure un ragazzo timido. Se lo caricano di responsabilità come stanno facendo, rischia di scoppiare".
L’allarme Europeo parte da un principe della panchina, da un allenatore che ha fatto la storia del calcio moderno: Arrigo Sacchi. Campione europeo e mondiale con il Milan degli assi olandesi (Gullit, Rijkard e Van Basten), vice campione del mondo a Usa ‘94 con la Nazionale di Baggio e Baresi, Mister Intensità rifiuta gli individualismi nel nome di un calcio corale, dove è lo spartito (cioè il gioco) che fa suonare bene l’orchestra.
"Nessuno, neppure il più grande, può vincere un titolo da solo. Per arrivare al successo serve il contributo di tutti. Ecco perché metto in guardia Scamacca e chi si appella a lui come nume tutelare dei destini azzurri. Pensate al mio Milan. Van Basten era un fuoriclasse riconosciuto ma un anno vincemmo lo scudetto e lui gioco’ solo tre partite per via di un infortunio. E in una Coppa dei campioni Gullit disputò una gara su nove. La squadra dimostrò che poteva prescindere dai suoi assi".
Il Napoli dello scudetto ha incantato con il suo gioco. Riuscirà Spalletti ad applicare le sue strategie anche in Nazionale?
"Non sarà facile. Lui è un bravissimo allenatore ma parte con l’handicap. Difensivismo e invidualismo minano da sempre la qualità del nostro calcio. Valcareggi nel ‘68 vinse con una difesa chiusa a doppia mandata e affidandosi alle prodezze di Riva. L’Italia non ha mai avuto una vera scuola, è sempre vissuta su furbizia, scaltrezza e sotterfugi, come è nel nostro carattere. La Spagna ha una precisa impostazione di gioco fondata sul palleggio, la Francia ha 15 centri tecnici federali e i risultati si vedono. Noi improvvisiamo, come hanno fatto più o meno brillantemente anche allenatori di valore come Conte e Mancini".
Quindi guarda con preoccupazione all’imminente Europeo...
"Spalletti ha vinto un campionato con undici semisconosciuti a livello europeo e senza i quattro giocatori di maggiori qualità, sacrificati al mercato. Il suo Napoli era un gruppo unito, capace di dominare il gioco. In Nazionale Luciano deve scegliere il meglio e dare uno spartito alla squadra con dieci giorni di tempo. Qui sta il problema".
Quale ricetta suggerisce al Ct?
"Scegliere giocatori bravi, che siano anche persone affidabili, che sappiano essere umili e tirar fuori tutte le loro risorse fisiche e mentali. L’aggressione alta e il pressing si fanno solo se tutta la squadra collabora e si muove come un corpo unico".
Hanno sorpreso le esclusioni di Locatelli e Politano e la convocazione di Fagioli, reduce dalla squalifica per le scommesse...
"Credo che Spalletti non abbia adottato solo criteri di qualità nelle sue scelte. La sua è una valutazione globale, che investe le motivazioni e l’affidabilità degli uomini che lo seguiranno nell’avventura in Germania".
Lei ammira gli allenatori strateghi, tra questi colloca anche Spalletti?
"Certo, ne fa parte a buon diritto. Da qualche stagione cresce il numero dei tecnici strateghi (Gasperini, Motta, Sarri, De Zerbi, Italiano) a scapito dei tattici. I primi hanno un progetto e sanno come perseguirlo, i secondi aspettano l’errore dell’avversario e si regolano di conseguenza. In Italia è sempre prevalso il modello conservativo. Non è un caso che la Juve abbia vinto due Coppe dei campioni in sessant’anni e il mio Milan ne abbia portate a casa due in tre anni".
Ma anche l’Inter di Herrera, nota per il suo catenaccio, vinse due volte e sfiorò il terzo trionfo...
"L’Inter era una squadra con una forte impronta di gioco e grande livello tecnico (Corso, Mazzola, Suarez). Ma dopo una sconfitta con il Padova catenacciaro di Rocco, Gianni Brera e i suoi alleati difensivisti imposero al Mago un cambio di rotta. E lui, da grande navigatore del calcio, si adattò".
Gli Europei hanno spesso deluso le attese dei tifosi italiani. Anche lei, nel ‘96 , fu escluso dalla Repubblica Ceca, quando adottò un turnover così massiccio da snaturare la squadra...
"Venivo dall’esperienza di Usa ‘94. Finimmo quel mondiale con le pile scariche e mille acciacchi. Volevo preservare la squadra in vista della seconda fase. Che volete che vi dica? Errare humanum est!".
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