"Yamal, era tutto previsto». "Quel gol contro la Francia l’aveva fatto anche a noi»
Il club milanese dell’Ausonia sfidò nel 2022 il Barcellona under 16 del fenomeno. Mister Di Benedetto: "La verità è che all’estero i giovani hanno più chances".
"Quel ragazzino era l’unico sotto età della sua squadra, ma era impossibile non capire che di fronte avevamo un giovanissimo calciatore con qualcosa di diverso. Quando si va in giro per tornei puoi distinguere due tipi di giocatori: le giovani promesse e i talenti. Ecco, quel giovanotto dal fisico ancora gracile faceva parte della seconda categoria. I fatti lo stanno dimostrando".
Il ragazzino in questione è Lamine Yamal, un re bambino con un sorriso dolce da adolescente che proprio oggi festeggerà 17 anni e domani giocherà con la Spagna la sua prima finale in un Europeo. E quei piedi educati e il tocco magico non sono passati inosservati a Mario di Benedetto, patron dell’Ausonia 1931 (una delle storiche scuole calcio di Milano), ma soprattutto allenatore da oltre quattro lustri. Dopo aver vinto in primavera il Torneo delle Province under 17 con la rappresentativa meneghina, da settembre guiderà l’under 14 dei neroverdi, ma due anni fa si è trovato di fronte, senza saperlo, a quello che pochi mesi dopo sarebbe stato convocato da Xavi nella prima squadra del Barcellona per poi conquistarsi, passo dopo passo, la maglia da titolare coi catalani, le prime pagine dei giornali (non solo spagnoli) e il posto in nazionale. Da protagonista. Fino alla prodezza di martedì, il gol realizzato alla Francia di Mbappé, una rete che appartiene alla bellezza del calcio, alla sua anima selvaggia e sovversiva.
Ma già all’epoca era evidente che il 14enne Lamine fosse un predestinato. L’incrocio fra la squadra meneghina e il talento della Roja avvenne nell’aprile del 2022 in occasione del Mic Football, tradizionale appuntamento in Costa Brava per giovanissimi calciatori, una sorta di Coppa Internazionale del Mediterraneo dedicata alla categoria under 16. Una luccicante vetrina per potenziali campioni del domani, visto che dal 2000 in poi in quel torneo si sono esibiti giocatori come Leo Messi, Gerard Piquè e Cesc Fabregas (nell’edizione 2023 ben 344 le squadre partecipanti). "Sapevamo che era un evento prestigioso e che per noi dell’Ausonia confrontarsi con certe squadre era un motivo di orgoglio e un’occasione unica per fare esperienza. E infatti i miei giocatori erano felicissimi per il sol fatto di poter esserci. Avevamo già partecipato a quel torneo e sfidando proprio il Barcellona c’eravamo trovati di fronte nel 2020 l’olandese Xavi Simons (autore del gol dell’Olanda contro l’Inghilterra nella semifinale degli europei) e nel 2015 Ansu Fati (oggi 21enne), ma mai avrei immaginato di poter ammirare un piccolo fenomeno come Lamine".
Bellezza ed efficacia, classe e stile. La sintesi di un talento, con la personalità del calciatore maturo e l’incoscienza di chi non avverte il peso della pressione andando in campo come se fosse nel cortile di casa con gli amici.
Sul cellulare mister Di Benedetto custodisce gelosemente i ricordi di quel 15 aprile, dalla distinta delle formazioni agli scatti del match, al video e ora rivedere foto e immagini fa un certo effetto: Fc Barcellona da una parte, SSD Ausonia dall’altra in uno dei match validi per gli ottavi di finale disputatisi al Camp de Futbol Fornells De la Selva (fra le altre iscritte al torneo Manchester City, Atletico Madrid, Manchester United, Porto e Milan). "Avevano fatto già un bel percorso, ed era emozionante per noi, provenienti da una scuola calcio, trovarsi i blaugrana di fronte. Tutti 2006 in campo, poi c’era lui, unico 2007 (entrato a soli 7 anni nella Masia, l’accademia dei catalani), con la maglia numero 10, Lamine. Stesso ruolo di oggi, esterno destro. Impossibile marcarlo, perché se lo chiudevi all’interno andava via dall’esterno. E poi quella rapidità con le gambe... Ci fece un gol molto simile a quello realizzato contro la Francia: prese palla largo a destra, puntò l’uomo, dribbling e cambio di passo, poi il tiro sotto l’incrocio. Quando vedi certe cose puoi solo applaudire e fare i complimenti. Fenomenale. Finì 5-0 per il Barcellona, una squadra di marziani. Aggiungo che in quella formazione c’erano 6 titolari dell’under 16 spagnola, tutti hanno fatto strada. Compreso Cubarsi, che quel giorno cominciò dalla panchina ma secondo me può diventare il nuovo Piqué".
La considerazione allora viene spontanea. Perché in Spagna sbocciano talenti ogni giorno e in Italia solo un ragazzo su cinquemila ce la fa ad arrivare in Serie A? "Perché da quelle parti la “cantera“ è un’altra cosa - spiega Di Benedetto -. Lì si lavora con una finalita diversa, non si punta al risultato a tutti i costi. In quei tornei ho giocato anche contro Arsenal, Chelsea e Bayern e gli allenatori vanno in campo per il gusto di insegnare a giocare a calcio. In Italia devi vincere, anche con i pulcini. Da noi purtroppo gli istruttori utilizzano i ragazzi come mezzi e qualità per emergere loro stessi in panchina e non per formare i giovani calciatori".
Insomma, a Barcellona e dintorni l’idea di calcio è anche un’idea di vita, di società, dove i giovani sono parte attiva del progetto: "Il Barcellona – chiosa mister Di Benedetto – investe 50 milioni nei settori giovanili e ogni anno anche due ragazzi della “cantera“ esordiscono in prima squadra. Da noi, tranne rarissime eccezioni, i ragazzi fanno fatica a trovare posto anche in serie C. Eppure sono convinto che se ci si lavorasse di più si potrebbe alimentare i sogni dei nostri giovani e trovare qualche Lamine in più pure in Italia. E tenercelo stretto, non venderlo alla prima big d’Europa che passa..."
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