Ferguson della Martesana. Albè, dall’oratorio alla C . Una vita sul filo di Giana: "La passione è la stessa»

Padre-allenatore dei biancazzurri dal 1995 fino al 2021 ora è vice presidente .

di LUCA MIGNANI -
23 febbraio 2024
Albè, dall’oratorio alla C . Una vita sul filo di Giana: "La passione è la stessa"

Albè, dall’oratorio alla C . Una vita sul filo di Giana: "La passione è la stessa"

GORGONZOLA (Milano)

"Che cosa vai a fare al campo se tanto giocano gli altri?". Cesare Albè se l’è sentito ripetere diverse volte. Dietro quella frase, l’espressione sarcastica (ma in fondo mica tanto) della moglie Angela, mai nome fu più azzeccato. E mai frase fu meno ascoltata. Cappello, “scarp del tennis” e via, da Cassano d’Adda, il suo paese, al campo della Giana a Gorgonzola. Dal 1995 al 2021 da allenatore (ma non chiamatelo Ferguson: si scoccia), tutt’ora da vice presidente. Mai un esonero, nemmeno alla Pierino Ghezzi, portata dalla Terza alla Prima categoria. Tanto meno al Cassano, portato dalla Prima in Serie D. Giammai alla Giana, portata dalla Promozione a una Serie C che, da quelle parti, non avevano mai visto in più di un secolo di storia.

Storia che si intreccia ad altre storie. Quella con il presidente Oreste Bamonte (numero uno biancazzurro dal 1985) rispolvera ad esempio Don Camillo e Peppone. Grandi battaglie, grandissimo rispetto e un affetto celato sotto le frecciate. Gente (spirito e tempra) di altri tempi: "Quando ero bambino il calcio non lo vedevo, lo immaginavo. Non c’erano tutte le dirette di ora in televisione, si accendeva la radiolina e con lei la fantasia". Padre, più che allenatore: "Nereo Rocco il mio riferimento, con tutte le differenze del caso". Albè sa avere la delicatezza di una sarta. Una delicatezza che può andare a farsi friggere se gli salta la mosca al naso. "Vorrei avere il buon senso di mia madre, Giulia, 102 anni: una testa perfetta, incredibile. Tanto, ma tanto buon senso. Io no: mi arrabatto, pasticcio di qua e di là. E ogni tanto ne combino qualcuna di giusta". È così che nasconde il segreto della sua longevità pallonara. Un Master a Coverciano, anche : "Mi è sembrato di tornare a scuola, con i quaderni a righe. In mezzo a tanti campioni mi sentivo un intruso. Mi ha aiutato Gattuso, diceva che da calciatore era capitato anche a lui in un Milan stellare". Sempre apparentemente fuori posto, Albè. Ma basta sentire come fotografa le azioni in campo: un cecchino, in pratica. Anche ora che è un vice presidente tutto fare. Anche ora che ha visto risalire la sua Giana, immediatamente dopo la retrocessione di due anni fa, ancora in Serie C. "L’anno scorso abbiamo preso tanti giocatori anche loro reduci dall’aver perso una categoria. La gente rideva. E invece…". E invece poi ha applaudito. Tanta gente, peraltro: allo stadio si entrava gratis, un regalo di Bamonte. E anche ora il biglietto costa solo 5 euro: "Ha riavvicinato tante persone che, ora, pretendono di meno e sostengono di più. Bello, si vedono anche famiglie intere. E raro, quei pochi quattrini dalle altre parti non bastano nemmeno per andare a vedere una partita di ragazzini". In panchina, ora, c’è il suo ex capitano della cavalcata Promozione-Serie C, Andrea Chiappella: "Buonissimo allenatore, ottima persona, grande gestore. È seguito da squadre di altre categorie: gli auguro di fare il salto, lo merita".

Al Como in Serie B, ora, c’è Tommaso Fumagalli: "Preso dalla Terza categoria, a Bellinzago. Tiro forte, faceva gol dappertutto nonostante i piedi a papera e la postura un po’ ingobbita, alla Chinaglia. Aveva qualcosa, si vedeva. E che carattere". In Serie A (Cagliari), invece, c’è Tommaso Augello, sbocciato anche lui a Gorgonzola: "Devo dirgli di tagliarsi quei capelli lì… Bella corsa, bel piede e testa lineare. Gli manca solo un po’ di fisicità". Il momento attuale della Giana: "Abbiamo passato un periodo no, ma siamo una discreta, anzi buona squadra. Faremo bene". Il desiderio sulle 74 candeline spente da poco (20 febbraio): "È tutto per la mia numerosa famiglia. Che stiano bene. Per me chiedo meno del niente. Sono stato fortunato, ma tanto, anche col calcio: in molti mi hanno dato un credito che non penso di meritare". No, Albè. Non è fortuna. A Cesare quel che è di Cesare, piuttosto.

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