Cristiano Biraghi: dal capitano della Fiorentina alla panchina, il ruolo dei procuratori nel calcio moderno
Il caso Biraghi svela il potere dei procuratori e le dinamiche psicologiche nel calcio, tra critiche e difese dei tifosi.
Tra una Coppa e il Campionato ecco a voi il caso Biraghi. Che già chiamarlo così fa sorridere. E invece è una questione seria che racconta il calcio di oggi, il potere (presunto o reale) dei procuratori, gli elementi psicologici che possono caratterizzare la vita di un super professionista.
Il fatto è che tutti noi ci siamo resi conto che un ribaltamento di ruoli avrebbe potuto portare a una qualche reazione. Da capitano a panchinaro, può succedere, è successo. La ribalta non è mai per sempre. Accadono cose, a volte rivoluzioni. Sei stato il prescelto, il favorito, l’intoccabile. Per anni. In fondo aver indossato la fascia di capitano tanto a lungo è solo un onore da ricordare per sempre. Ma questo Cristiano Biraghi di sicuro lo sa bene.
Certo, lui è stato un giocatore divisivo. E’ stato attaccato a volte ingiustamente, così come è stato criticato perché fa tutto parte del gioco. E’ stato anche difeso. Dalla società, certo, in particolar modo dalla proprietà, che ha tutto il diritto, e anche il dovere, di difendere i suoi “dipendenti”. Ma è stato anche difeso da molti tifosi, e anche questo fa parte della logica sentimentale di chi vive il calcio con passione. Si discute. E Biraghi, nel bene e nel male, sicuramente ha fatto discutere.
Quello che non si capisce, però, è ciò che un procuratore azzarda sapendo bene di non dare una mano al suo assistito. Lui dice che porta via Biraghi e Parisi: il primo lo scaraventa nell’occhio del ciclone social, il secondo lo mette incautamente sullo stesso piano. Assurdo: per età, per investimento, per margini di miglioramento possibili e probabili. E poi che senso ha alzare un polverone in un momento così speciale, con la Fiorentina lassù in classifica e una città che sogna?
Sicuramente certe dichiarazioni non aiutano Biraghi, che da parte sua ha tutto il diritto di chiedere di andare a giocare altrove, ma seguendo altre strade, quelle più degne di un uomo che ha indossato a lungo la fascia che fu di Davide Astori. Tra l’altro la storia del suo agente è curiosa, perché lui cura gli interessi di due giocatori che coprono lo stesso ruolo nella stessa squadra. Poi succede che ne arriva un terzo e i due finiscono in panchina. E anche che la Fiorentina vola alta. Già.
Sinceramente ci piacerebbe di più se questa storia finisse qui e lasciasse il posto a un dialogo sereno e a parole meno estreme. Tra l’altro va anche detto che il tecnico, per portare avanti la sua rivoluzione senza creare traumi, aveva anche provato a far giocare l’ex capitano da centrale difensivo. Era una occasione. Fallita. Ok, noi speriamo che se l’ex capitano andrà via a gennaio, il tutto avvenga senza rancori. Biraghi nel frattempo potrebbe chiarire la sua posizione e perfino decidere di cambiare agente. Ma questa è una decisione che spetta solo a lui e a noi interessa poco. Come canta Samuele Bersani: Lasciami sognare in in pace.
Continua a leggere tutte le notizie di sport su