Fiorentina carpe diem. Con un centravanti che sembra Batistuta un popolo è impazzito

I numeri di Kean che ricordano l’argentino, il giovane Comuzzo convocato in Nazionale, De Gea la “scommessa“ vinta da Pradè: ecco perché la città sente che è il suo attimo e vuole coglierlo

di BENEDETTO FERRARA -
12 novembre 2024
Kean esulta con i tifosi (Fotocronache Germogli)

Grinta e gol: l’attaccante Moise Kean corre verso i tifosi viola in delirio

Firenze, 11 novembre 2024 – Stomaco in subbuglio, senso di vertigine, il cuore che scende in pista e balla come John Travolta sul battito dance di Staying’alive. Poi entrano in funzione i neuroni, anticorpi di ogni illusione. Carpe diem, godiamoci l’adesso, poi vedremo ciò che sarà. La nostra vita è così, momenti di furore, gioia e intensità emotiva. Poi ci sono le lacrime e tutto il resto. Ma questa, per ora e per fortuna, è un’altra storia, un gioco emozionale a cui ognuno partecipa con tutto se stesso. C’è chi fa finta di niente, quasi per scaramanzia. C’è chi invece si tuffa di getto oltre qualsiasi ostacolo: prepariamo ago e filo, c’è da cucire sulla maglia quella cosa lì. Si scherza, si discute, si mette in campo tutto ciò che questa città sa essere: ironica, sarcastica, estrema, divertita e divertente. Il fatto è che la classifica è quella lì. E ci sono due settimane per buttarci un occhio ogni tanto e sorridere davanti a un qualcosa di imprevisto.

Perché la Fiorentina ha sorpreso la sua gente. Come fece il Trap, e poi Prandelli, Montella e Sousa a seguire. Storie diverse, stessa emozione forte mentre cadevano le foglie d’autunno sull’ asfalto di una città felice. Ma l’entusiasmo non è mai uguale a se stesso. Anche se poi ti capita di pensare cose che non puoi dire. Che Kean ti ricorda Batistuta, per esempio. No, dai. Di sicuro però l’idea dei gruppo devoto al centravanti implacabile è quella, solo che Batigol durò nove stagioni, Moise ha iniziato due mesi fa. Però una cosa è certa. Firenze voleva un centravanti. Ne ha visti tanti passare e andarsene via senza lasciare traccia e poi ecco un ragazzo che cercava casa per

ritrovare se stesso. La casa gliel’hai data tu e lui mantiene la promessa. E poi. Poi hai due difensori cresciuti qui. E’ il sogno di ogni tifoso viola, che adora sentirsi genitore di ragazzi diventati calciatori nel giardino di casa.

Ranieri il nuovo capitano. E poi quel giovane coi capelli rossi che fino all’altro ieri nemmeno conoscevi. La società ci ha creduto, l’allenatore ci ha puntato. Voilà, adesso il rosso viola Comuzzo è pure azzurro. Giochi di prestigio. E in curva si risente pure Vasco: “T’immagini se fosse sempre domenica, con la trasferta libera e la Fiorentina prima in classifica”. Che bello sognare, immaginare, fantasticare. Perché poi questa stagione è iniziata in mezzo a molti dubbi. Kean era una scommessa. Vinta. De Gea era fuori dal giro. Pradè ci crede. Altra puntata vincente. Avere qualche dubbio era più che lecito, inchinarsi davanti all’evidenza dei fatti un obbligo. Uno rinvia, l’altro la butta dentro. Nell’immagine del terzo gol segnato al Verona c’è la sintesi di qualcosa che va ben oltre. Un portiere carismatico e un attaccante implacabile. Che vuoi di più? Ah sì certo, giocatori giovani affamati come lupi: di rivincite, di emergere, di dimostrare al mondo di valere molto di più di quello che pensavano i loro allenatori un anno fa, quando facevano fatica a trovare una maglia da titolare. E poi? Poi un allenatore che ha saputo mettersi in discussione e avere l’umiltà per mettere insieme in pezzi di una squadra ripartita quasi da zero e virare su una filosofia ispirata al pragmatismo. Se hai il centravanti allora impara a difenderti e poi gioca semplice. Il teorema sta funzionando, e manca ancora Gud, apparso e uscito di scena dopo averci fatto rivedere quella bellezza che da queste parti amiamo da impazzire.

Ok, siamo solo all’inizio di una stagione comunque diversa, con quel gruppone in cima, lassù. E poi arriverà gennaio, un mese che ci ha raccontato troppe delusioni. Ma qualcuno ha forse intenzioni di tradire una città che sogna? Lottare per la Champions questa volta non sembra una follia. Ma intanto Carpe diem, la felicità è preziosa.

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