Il confronto. Palladino sfida Conte. Così diversi, così uguali
Raffaele Palladino contro Antonio Conte. Bello il confronto-duello che accompagna Fiorentina-Napoli. Bello perchè la partita vista dall’angolazione delle due panchine assume...
Raffaele Palladino contro Antonio Conte. Bello il confronto-duello che accompagna Fiorentina-Napoli. Bello perchè la partita vista dall’angolazione delle due panchine assume contorni da vivere e provare a interpretare.
Palladino e Conte sono due allenatori che più ci si sforza di raccontare in modo opposto o diverso, e più ne trovi punti in comune. Somiglianze che, nella proporzione età-carriera, fanno di Palladino uno dei tecnici che in qualche modo potrebbe ispirarsi e farsi coinvolgere proprio da Conte.
La grinta. Marchio di fabbrica dell’allenatore del Napoli, alzi la mano chi, parlando di Conte, non ne evidenzia, la maniacalità nella gestione dello spogliatoio. La durezza nei rapporti con i giocatori. La spietatezza (a livello sportivo) nel risolvere casi ingombranti o scomodi che potrebbero condizionare rapporti, rendimento e percorso della sua squadra.
Bene, Palladino – con uno stile tutto suo, quindi educato, magari compassato, insomma da uomo in giacca e cravatta – si porta dentro una gestione della squadra e del gruppo che, proprio come con Conte, non lascia spazio a situazioni che possono andare a condizionare il lavoro sul campo. I risultati. Palladino ama i rapporti sinceri, la dedizione alla causa, al lavoro, e per difendere questi suoi dettami applica regole importanti. Ferme.
Le scelte. Siamo esattamente nei giorni del mercato d’inverno, quelli in cui la società deve trasformare in movimenti concreti le scelte che Palladino ha indicato sia sul piano delle cessioni, sia su quelle degli acquisti.
Palladino, in questo, è identico a Conte. Ovvero, il mercato vuole seguirlo in prima persona. Perché innesti ed esclusioni dalla squadra, dalla rosa, è il pane giornaliero di ogni allenatore.
Le ambizioni. Palladino ha scelto Firenze e la Fiorentina perché vuole correre in alto. Vuole vincere, vuole raggiungere il top di una carriera che inizia da giovanissimo e si proietta in avanti. Verso il futuro.
Conte? Inutile ribadire che è un allenatore dalle ambizioni smisurate. Ovunque è passato e ovunque andrà, lo ha fatto (e farà) sempre e solo con la voglia di essere il numero uno. La stagione in corso ne è l’emblema diretto. Conte ha detto sì al Napoli solo dopo aver ottenuto la costruzione o la ricostruzione di una squadra che potesse avere lo scudetto come obiettivo vero.
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