Il giovane difensore e un paragone che lascia il segno. Soldato Comuzzo, ricordi lo zio... Zar?

Il difensore Pietro Comuzzo, soprannominato "il soldato", si rivela una sorpresa inattesa per la Fiorentina, con un gioco solido e disciplinato che ricorda i difensori classici. Un talento emergente da tenere d'occhio.

6 novembre 2024
Soldato Comuzzo,  ricordi lo zio... Zar?

Comuzzo in azione domenica pomeriggio sul campo del Toro

Per via di quei capelli corti stile naia e per la sua affidabilità in campo lo chiamano "il soldato", e in fondo già da quando lo vedi sbucare dal sottopasso sotto la Fiesole hai come l’idea di trovarti di fronte a un caporale di giornata pronto a svolgere i compiti affidatigli col rigore e la disciplina intransigente di un militare. Qualcosa di solido e allo stesso tempo affascinante. Perché Pietro Comuzzo da San Daniele del Friuli, luogo di prosciutti, trote, aria buona e gente tosta, è forse la sorpresa più inattesa e scintillante di questo inizio di campionatoa. Lui, proprio come il film dei fratelli Coen, è "l’uomo che non c’era", visto che nessuno, quando la serie "A" ha preso il via, lo pensava possibile titolare. Figurarsi. In quel ruolo era appena arrivato da Lecce Pongracic, pagato quanto una Finanziaria di Giuliano Amato, e Ranieri e Quarta nelle gerarchie sembravano davanti a lui senza possibilità di scavalco. Invece Palladino, folgorato dal Nostro sulla via del ritiro al Viola Park ("Comuzzo è fortissimo, arriverà lontano" diceva a tutti il mister all’epoca) già alla prima a Parma per lui aveva riservato a sorpresa una maglia da titolare.

Da allora non gliel’ha praticamente più tolta, visto che su 11 partite 10 le ha giocate da titolare (e l’unica volta che non lo ha fatto, a Bergamo con l’Atalanta, la Fiorentina ha perso). Un predestinato per quanto inaspettato. Perché Comuzzo sembra avere davvero molto del difensore vecchia maniera. Non solo per quel cognome friulano da atleta antico come Carnera o Bottecchia ma, soprattutto, per il fisique du role dello stopper tuttodunpezzo, quello che fa il frangiflutti alle mareggiate avversarie col permesso di scavalcare la linea del centrocampo solo in caso di calcio d’angolo o di invasione di campo. Un atleta solido come una massicciata ferroviaria che tiene insieme molte cose apparentemente in antitesi come velocità e potenza, gioventù e saggezza, attenzione ed esplosività.

Per questo qualcuno, alla ricerca di paragoni col passato, lo ha accostato a Pietro Vierchowod e la comparazione mette i brividi perché "il russo" è stato forse uno dei tre più forti difensori centrali mai visti a Firenze. Di certo, come Vierchowod, per ora Comuzzo ha il nome e quell’attraversare la partita in silenzio qualunque cosa accada. Che lo picchino o che picchi lui, che sia al centro dell’azione o lontano da questa, accanto al vociante Ranieri lui è quello che non sbraca mai. Quasi fosse convinto che per mettere paura all’attaccante avversario basti il suo sguardo gelido e dunque il vociare sia un’appendice superflua. Comuzzo, uno stopper naturale di valori antichi che sembra arrivare da un tempo passato, quando la rucola, la ripartenza dal basso e i look di Malgioglio a "Tale e quale" erano ancora incubi lontani. Comuzzo, "il soldato" viola a guardia di un orizzonte che, di partita in partita, per la Fiorentina si fa sempre più vasto.

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