Gadda con i romagnoli: "C’è chi ha perso tutto Siamo come una squadra"

La bandiera dell’Ancona, ora tecnico del Ravenna: "Ho visto scene incredibili"

di GIANMARCO MINOSSI -
25 maggio 2023

di Gianmarco Minossi

Tra gli "Angeli del Fango" che si aggirano per i piccoli paesi del ravennate c’è anche lui, ma guai a chiamarlo eroe, perché tutto vuole essere considerato, fuorché quello: Massimo Gadda, indimenticato capitano e bandiera dell’Ancona, oggi allenatore del Ravenna in Serie D, ha deciso come tanti anti cittadini (ravennati e non) di rimboccarsi le maniche e, armato di pala, guantoni e stivali, di ripulire dalla melma e dai detriti la città nella quale risiede. Ravenna è infatti diventata uno dei luoghi simbolo di quest’alluvione che ha devastato l’Emilia Romagna e Gadda non poteva fare a meno di scendere in campo in un momento di criticità come questo.

Gadda, è la prima volta per lei come Angelo del Fango?

"Sì, è la prima volta che mi ritrovo in una situazione del genere, in passato non mi era mai successo di vivere analoghe vicende".

Qual è lo scenario che si è trovato davanti?

"Uno scenario apocalittico, qualcosa di incredibile in questa frazione di Fornace Zarattini. C’è gente che ha perso la casa e le proprie attività, divorate dall’acqua e dal fango e con un sacco di cose da buttare. E’ difficile anche da raccontare, finché non vivi certi drammi e non li vedi con i tuoi occhi, non puoi capire".

Quanto aiuta in questi casi l’esperienza da capitano di una squadra di calcio? Ci si sente parte di una squadra assieme agli altri volontari?

"Sì, si creano delle situazioni di dieci persone che magari non conosci, ma con le quali formi subito una squadra molto affiatata. Poi in queste situazioni ti devi anche rapportare con i proprietari delle case, sono loro che comandano e ti dicono ciò che devi fare, oltreo ovviamente a gente di esperienza come tecnici o personale della protezione civile: quindi si, alla fine è come se si diventasse una squadra di calcio".

Qual’è stata la scena che l’ha colpita di più?

"Mi hanno colpito diverse cose: innanzitutto lo spirito, la determinazione e la voglia di rimettersi in piedi dei cittadini colpiti, è qualcosa di incredibili. Sono rimasto impressionato anche dai tantissimi giovani presenti, molti dei quali avranno avuto massimo 16-17 anni, che si presentano con la pala in mano a chiederti di cosa c’è bisogno. Un’altra cosa che mi ha colpito sono le persone anziane, che sono davanti alla loro casa avvolte da un senso di smarrimento e di tristezza".

La sua abitazione e quella dei tesserati del Ravenna come stanno? Avete subito danni? "Per fortuna no, Ravenna è stata risparmiata, nonostante l’allerta meteo: la situazione più preoccupante riguarda i paesi limitrofi oppure città come Cesena, Forlì e Faenza, colpite in maniera sicuramente maggiore".

Cosa si sente di dire per incentivare anche altre persone ad unirsi alla causa degli Angeli del Fango?

"Non c’è bisogno di dire nulla, perché in queste situazioni c’è sempre grande solidarietà: sarebbe bello portarla avanti nel tempo, anche ad emergenza finita. Ti accorgi quante persone diventano amiche senza conoscersi nemmeno. Non c’è bisogno di incentivare, perché c’è una partecipazione di massa incredibile, che unita al grande lavoro della Protezione Civile e della polizia fa la differenza".

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