Gigi Riva e Alex Del Piero, l’Italia dentro: due azzurri senza macchia abbracciati nel mondiale
Il 7 novembre ‘Rombo di Tuono’ avrebbe compiuto 80 anni: a Cagliari un ulivo lo ricorderà. ‘Pinturicchio’ sabato 9 toccherà quota 50: a Berlino 2006 fecero festa insieme
Gigi Riva avrebbe compiuto 80 anni il 7 novembre. Alex Del Piero taglia il traguardo del mezzo secolo sabato 9 novembre. E forse non per caso, qui piace pensare, il calendario li ha messi vicini. Perché in modi distinti e distanti questi due personaggi rappresentano il meglio della passione nazionalpopolare. Quella rotolante, futile follia che chiamiamo calcio.
La Germania
Potrei insistere con il giochetto delle similitudini, pescando tra ricordi sottratti al polveroso armadio della memoria. Riva fece un gol strepitoso contro la Germania, allora solo dell’Ovest, nella partita del secolo, il 4-3 di Messico ’70, semifinale del Mundial. E Del Piero ne segnò uno, altrettanto bello, contro i tedeschi ormai riuniti nella semifinale iridata del 2006. Poi le strade si divisero, perché Rombo di Tuono si dovette arrendere a Pelé e invece Alex alzò la Coppa contro Zidane. Ma proprio qui si torna all’Intreccio di destini, perché Gigi era il team manager della Nazionale di Lippi e grazie anche a Del Piero l’eroe di Sardegna realizzò il sogno di una vita, sia pure in altro ruolo e in un’altra veste.
Simboli
S’intende che Riva e Alessandro appartengono ad epoche non comparabili, così come non paragonabile è stata l’affermazione sul campo delle rispettive identità. Gigi era un modello di potenza, la sua fisicità era ingombrante e impressionante a dispetto delle troppe sigarette che fumava. Era l’attaccante che seminava il panico, generava il terrore nelle difese avversarie, spaccava e devastava la porta altrui con la furia di un barbaro. Del Piero no, Del Piero incarnava lo stile, trasmetteva una idea quasi artistica del football, era piccolo ma sapeva trasformarsi in gigante grazie a colpi di genio che lasciavano a bocca aperta i rivali e la platea.
Assieme e senza saperlo, Riva e Del Piero hanno colto il senso e l’anima delle rispettive generazioni. Il primo era la testimonianza ruvida e vigorosa di un calcio ancora ruspante, vagamente contadino. Il secondo invece ha anticipato il futuro, gli algoritmi, il Gps, il mare di cifre e statistiche in mezzo alle quali oggi pretendono di farti nuotare se vuoi capire una partita. Ma Del Piero mostrava la linguaccia dopo un gol, giusto per sottolineare che il pallone deve restare divertimento...
Verticali
E ancora. Hombre Vertical, dicono gli spagnoli dell’essere umano che mai rinuncerebbe alla sua dignità, al suo decoro, alla sua identità profonda. Sicché, tornando allo spunto di partenza, forse in comune Gigi e Alex hanno avuto anche la capacità di sfilarsi dal delirio mediatico. Per Riva esisteva soltanto la Sardegna, si innamorò di Cagliari e del Cagliari e da lì non si mosse più, a costo di restare un filo meno popolare di Rivera e di Mazzola. Ma non era un prezzo da pagare: era un attestato di saggezza. Per Del Piero è esistita soltanto la Juventus e umana curiosità spinge a chiedersi come mai, nei dodici anni seguiti al ritiro agonistico, mai gli abbiano offerto un ruolo in società, nella Torino bianconera degli Agnelli Elkann. Ma in fondo questo è un prurito da mediocri: nella realtà dei cuori, lui è la Juve, punto e basta. Riva e Del Piero, Del Piero e Riva. Patrimonio di una certa idea dell’Italia, sissignore.
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