Addio a Gigi Riva: il campione, i figli e la malattia. Così Rombo di Tuono ha lasciato il segno
La storia di uno degli attaccanti azzurri più forti di sempre. Ha regalato l’unico scudetto al Cagliari
Cagliari, 22 gennaio 2024 – Rombo di tuono ora corre nel cielo. Gigi Riva e una squadra, che senza di lui sarebbe stata come il Santos senza Pelè. Un Cagliari che ora piange il suo campione-scudetto, scomparso oggi all’età di 79 anni. Sopravvissuto a un male insidioso come quello della depressione, si è spento dopo un malore, in ospedale.
Eroe rossoblù, eroe azzurro, protagonista di quella mitica telecronaca nella partita delle leggende Italia-Germania 4-3: “Riva, Riva, Riva, tiro… ed è gol Riva. Riva ha segnato, 3-2 per l’Italia”. Uno dei gol che avrebbe consegnato il match di Messico 70 alla storia. ‘Giggirriva’, soprannome con cui era diventato un mito, contribuì in maniera decisiva alla vittoria degli Europei 1968 con la Nazionale, con la cui maglia detiene ancora oggi il record, difficilmente battibile nei tempi moderni, di 35 reti in 42 partite ufficiali (ad una media realizzativa di 0,83).
Dopo il ritiro, per vent'anni è stato dirigente accompagnatore della Nazionale e ha portato il suo importante contributo di esperienza e di equilibrio.
Lo scudetto con il Cagliari
In Sardegna ha giocato 13 stagioni consecutive, disputando 289 gare e 155 reti. Con la Nazionale giocò 42 partite segnando 35 gol (due più di Meazza, record di tutti i tempi), contribuendo alla vittoria del Campionato Europeo del 1968.
Lui, che era nato a Leggiuno (Varese) il 7 novembre 1944, dopo una stagione al Legnano si trasferì al Cagliari. Fu amore a prima vista con la città e con il popolo sardo: ci giocò per tutta la carriera. Mancino naturale, numero 11 stampato sulla pelle come un tatuaggio, ala sinistra di ruolo adattatosi poi al mestiere di centravanti.
“Rombo di tuono” portò il Cagliari a grandi livelli e alla storica vittoria dello Scudetto del 1970, il primo e, ancora oggi, unico della squadra sarda. In quella stagione (1970), fu anche capocannoniere della Serie A, come nel 1967 e nel 1969.
Il Pallone d’Oro sfiorato e la maxi-offerta della Juve
Forse ha solo un rammarico,Riva, guardandosi alle spalle. Non certo il secondo (dietro Rivera) e terzo posto (dietro Muller e Moore) nelle edizioni 1969 e 1970 del Pallone d'Oro, e nemmeno l'aver solo sognato Bologna e Inter, le corazzate dell'epoca, prima dell'approdo in Sardegna, che non volle lasciare nemmeno per le lusinghe della Juventus di Boniperti, ma forse quella piazza d'onore ai Mondiali di Messico 1970
La malattia
Nel 2020 ha pubblicato il suo romanzo “Mi chiamavano Rombo di Tuono” nel quale ha raccontato della depressione che lo ha accompagnato nel corso della sua vita e che si è riacutizzata dopo aver lasciato il calcio. A salvare Riva è stata la nascita dei suoi figli, che hanno fatto regredire, se non scomparire, la depressione.
I figli
Nicola e Mauro, i figli di Riva sono cresciuti in Sardegna, sempre lontani dai riflettori. Nel 2020 Nicola ha raccontato alla rivista online Vistanet che il padre “ha sempre cercato di tenerci lontano da tutto il discorso calcistico pur essendo il Cagliari la nostra famiglia, lo abbiamo vissuto sempre un po’ da dietro le quinte”. Nicola in passato ha frequentato anche la scuola calcio del padre ed è un convinto tifoso rossoblù.
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