I consigli di Angelo Di Livio "Gli attaccanti? Lavoriamo sui vivai"

L’ex “soldatino“ a ruota libera: "Juve senza Champions, è vero, ma deve tornare a vincere in campionato" .

di MATTIA TODISCO
5 luglio 2023

I consigli di Angelo Di Livio "Gli attaccanti? Lavoriamo sui vivai"

di Mattia Todisco

Ha rimesso una divisa con un tricolore sul cuore, nelle vesti di commissario tecnico. Di esperienza ne ha da vendere, vista la lunga carriera dalla Serie A in giù, più la Nazionale e la Champions League, a scorazzare sulla fascia come un “soldatino“. Il soprannome che Angelo Di Livio si è portato dietro negli anni, anche oggi che è al comando di una truppa di ragazzi, la nazionale di Poste Italiane, protagonista lunedì a Milano del quadrangolare benefico con Cus Bicocca, Politecnico e Bologna Business School. "I ragazzi erano un po’ timorosi – dice -. Molti si ricordavano di quando giocavo alla Juventus o alla Fiorentina. Col passare dei mesi hanno capito che c’è sempre un ruolo da rispettare, ma che per me sono amici".

Avete vinto semifinale e finale. Alle italiane nelle coppe è andata meno bene, nonostante tre finaliste in Europa...

"Dev’essere un punto di partenza. Lo vedo come un segnale forte che stiamo dando all’Europa. Dobbiamo essere contenti più che delusi. Ora bisogna lavorare per fare uno step successivo. Ovviamente mi spiace per Roma, Fiorentina e Inter, ma siamo sulla strada giusta".

Aspettando l’Uefa, non ci sarà la Juve in Champions e forse nemmeno in Conference.

"Così l’Italia perde molto, ma io penso che la Juventus debba tornare a vincere prima in Italia e poi concentrarsi per diventare di nuovo una potenza in Europa. La scorsa annata è stata disastrosa, troppo turbolenta sia dentro che fuori dal campo. Manca la mentalità che l’ha sempre contraddistinta".

Eppure c’è un giocatore come Pogba che ha detto no all’Arabia per restare. Lo stesso sta facendo Lukaku con l’Inter. Che segnale è per la Serie A?

"Squadre come Juventus, Milan o Inter sono difficili da lasciare. Hanno un appeal mondiale che esiste a prescindere. Io stesso ho fatto molta fatica ai miei tempi a lasciare la Juventus. Sono società che ti danno tante responsabilità, ma anche parecchie soddisfazioni. L’orgoglio di indossare una maglia così è unico. Un giocatore che resta dopo un anno complicato lo fa anche per una questione di rispetto verso il club d’appartenenza".

Il prepotente ingresso dei capitali arabi sta drogando il mercato?

"Assolutamente. Ed è assurdo. Finora si andava in Premier League per fare un salto di qualità, ma perché al di là dei soldi importanti c’è un campionato bello da giocare. Mi sembra ci sia solo una questione di denaro".

Come sarà la prossima corsa scudetto?

"Io aspetto ancora il Napoli perché credo che per considerarsi una squadra con un ciclo vincente serva confermarsi, dopo il primo successo. Ha le possibilità per farlo: vero ha cambiato l’allenatore, ma sono forti".

E le rivali?

"Oltre ai partenopei direi che ci saranno come sempre Juventus, Inter e Milan, oltre alle romane che possono dare fastidio. Forse tra queste quella che deve ancora fare qualcosa sul mercato è soprattutto il Milan".

Cosa servirà alla nazionale italiana per uscire dalla crisi?

"Purtroppo non riusciamo ad avere la continuità di una volta. Prima contro l’Italia era dura per tutti. Mancini sa che si deve migliorare, bisogna darci dentro e portare in alto una maglia bellissima come quella azzurra".

Il centravanti è il problema principale?

"Certamente manca, ce ne sono pochissimi. Immobile non è più un ragazzino, Scamacca è ancora giovane e ha avuto qualche problema. Con Retegui è stato pescato un semi-sconosciuto. Servono soluzioni per emergere. Già dal settore giovanile bisogna lavorare su determinati ruoli".

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