I familiari della 27enne fanno causa a Lautaro. Lui: "L’abbiamo aiutata fino all’ultimo». Licenziò la baby sitter malata (che poi morì). Il bomber dell’Inter condannato a risarcire
Il licenziamento della baby sitter fu "illegittimo". E il bomber dell’Inter Lautaro Martinez dovrà risarcire la famiglia della giovane originaria come lui dell’Argentina – morta nel gennaio 2023 a 27 anni per un tumore – con "una indennità pari ad almeno 15 mensilità dell’ultima retribuzione di riferimento, oltre alle spese legali". Il Tribunale del Lavoro di Milano ha condannato il calciatore, dando ragione ai familiari della sua ex dipendente, perché calcolò in modo sbagliato il superamento del periodo di comporto, cioè il tetto massimo per le assenze per malattia. I ricorrenti hanno sostenuto infatti che Lautaro terminò il rapporto di lavoro "dal 10 luglio 2022 nonostante lei fosse ricoverata a causa di malattia oncologica", circostanza, quest’ultima, che le avrebbe dato diritto a più giorni di assenza retribuiti.
Lautaro Martinez e la moglie, dopo la sentenza, sono andati all’attacco sui social, condividendo la loro versione: "Avevo deciso di rimanere in silenzio per rispetto. Ma non permetterò che venga infamata la mia famiglia. Abbiamo assunto una persona che era già malata, nostra amica da una vita. Abbiamo fatto molto per lei e la sua famiglia. Abbiamo pagato viaggi, aiutato a trovare i letti in ospedale (...) La sua famiglia, mentre la figlia stava morendo, ha tentato di ottenere soldi da noi, ha tentato di approfittarsi della situazione anche dopo la morte".
Il legale del calciatore, l’avvocato Anthony Macchia, ha poi precisato che la baby sitter aveva chiesto "di essere licenziata per poter fruire delle retribuzioni differite e del Tfr in ragione della determinazione di voler fare ritorno nella terra natia, l’Argentina". Licenziamento scattato sei mesi prima del decesso. Il ricorso dei familiari della donna è approdato quindi davanti al Tribunale del lavoro di Milano e, fallita la conciliazione (Lautaro si sarebbe offerto di versare una somma da devolvere in beneficienza), la causa è andata avanti fino alla sentenza. Il Tribunale ha calcolato che, "considerata l’anzianità di servizio e l’aumento del 50% previsto in caso di malattia oncologica, avrebbe dovuto essere applicato un periodo di comporto di 67,5 giorni rispetto ai 49 calcolati da Lautaro". Per il giudice "non è credibile che Lautaro non fosse a conoscenza dello stato di salute" della baby sitter assunta a tempo indeterminato il primo settembre 2021, per curare la figlia Nina.
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