Euro 2024, il campo dei miracoli. Eriksen contro Ilicic, stavolta è tutto diverso. Esserci è già una vittoria

Tre anni fa il danese ebbe un arresto cardiaco in campo contro la Finlandia e uscì in barella: è tornato a giocare dopo l’operazione al cuore. Lo sloveno ha sofferto a Bergamo tra covid e depressione, ma è stato richiamato dal ct

di LORENZO LONGHI -
16 giugno 2024
Tre anni fa il danese Eriksen ebbe un arresto cardiaco in campo contro la Finlandia  e uscì in barella: è tornato a giocare dopo l’operazione al cuore

Tre anni fa il danese Eriksen ebbe un arresto cardiaco in campo contro la Finlandia e uscì in barella: è tornato a giocare dopo l’operazione al cuore

Roma, 16 giugno 2024 – Ospedali, ricoveri, cartelle cliniche, e ancora medici, infermieri, esami: non è questo, generalmente, che si associa al calcio e ai calciatori, miti contemporanei della società dell’immagine, giovani di un altro pianeta rispetto alla gente comune. Sì, d’accordo: un infortunio, al massimo qualche mese di stop per risistemare ossa e cartilagini, ma sempre sotto i riflettori, per tornare più forti, si dice.

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Ma oggi alle 18, a Stoccarda, per il gruppo C di Euro 2024, in programma c’è uno Slovenia-Danimarca che, apparentemente, è solo una delle partite che fanno massa nel torneo, tanto più che le due squadre in Germania sono arrivate a braccetto, seconda a prima nel medesimo girone, con gli stessi punti e giusto gli scontri diretti a premiare i danesi. Invece c’è un significato più profondo e umano, e a raccontarlo sono i due giocatori più talentuosi delle nazionali, Josip Ilicic e Christian Eriksen, ragazzi che di ospedali, ricoveri, cartelle cliniche, medici, infermieri ed esami, appunto, hanno esperienza, un’esperienza ordinaria, di quelle fatte di dolore, buio, interrogativi. Giocavano entrambi in Italia, uno all’Atalanta e l’altro all’Inter, quando tutto cambiò.

Ilicic era l’eroe di Bergamo quando a Bergamo si moriva: marzo 2020, il 9 l’Italia entrava in lockdown, l’Atalanta il giorno dopo vinse 4-3 a Valencia, in Champions, con quattro gol dello sloveno. Eriksen aveva appena contribuito a riportare lo scudetto all’Inter quando, il 12 giugno 2021, la sua Danimarca cominciava il percorso all’Europeo a Copenaghen contro la Finlandia. Ilicic, ragazzo dall’infanzia non semplice e dalla sensibilità elevata, visse il lockdown male, come tutti, ma peggio, perché ognuno sa cosa passa solo nella propria mente. Il calcio riprese, ricominciò anche lui, ma smise subito. Tornò in Slovenia: stava male, finì in ospedale. Prese il Covid, ma non era quello il motivo: fu la depressione a incrinarne la salute mentale. Uno, due, tre mesi senza che nessuno o quasi sapesse nulla di lui. Faticò a venirne fuoti: la mente non ha uscite di emergenza.

Eriksen, quel giorno di tre anni fa, entrò in campo. Ne uscì in barella, con gli occhi del mondo addosso: pochi minuti prima era crollato sul terreno di gioco esanime, vittima di un arresto cardiaco. Le immagini le ricordano tutti: il capannello dei compagni a impedire il gusto mediatico del macabro, la moglie disperata, il pubblico senza fiato, i bollettini medici.

Ilicic è tornato, con i suoi tempi. Ha 36 anni, gli ultimi quattro (due dei quali al Maribor) si valutano con l’indulgenza del ricordo, ma il suo talento, in patria, non lo possiede nessuno, e allora il ct sloveno Kek lo ha chiamato, tre anni e mezzo dopo l’ultima volta, e forse il sì non se l’aspettava nemmeno lui. Anche Eriksen è tornato, sei mesi dopo, con un defibrillatore sottocutaneo impiantato nel petto, salvifico compagno di vita che non gli consente di giocare in Italia (dove non può ottenere l’idoneità), ma in Inghilterra ad esempio sì, e allora eccolo allo United, e nel frattempo ha disputato pure un Mondiale. Ma tornare all’Europeo, e farlo da protagonista, vale di più, ricordando quel giorno a Copenaghen. Rinascere, rivivere, ritrovarsi con forza e fragilità.

Sì, Slovenia-Danimarca ce l’ha un senso. Eccome, se ce l’ha.

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