In area comanda il Var. Mou ha ragione. È un altro calcio
Gabriele Tassi Nel cuore del mondo ideale, di un’area di rigore perfetta l’occhio del Var nulla si fa scappare. E nel...
Nel cuore del mondo ideale, di un’area di rigore perfetta l’occhio del Var nulla si fa scappare. E nel resto del campo? Vige ancora la ’legge del più forte’. L’ultimo episodio lo consegna alle cronache José Mourinho: "Perdiamo la partita (contro la Lazio, ndr) per un rigore del calcio moderno, dato con il Var. I giocatori sono educati in questo modo, quelli di venti anni fa non si sarebbero mai buttati così". C’è che Orsato quel rigore non lo vede in mezzo al parapiglia dell’area: basta una chiamata dagli uomini del Var e indica il dischetto che sarà poi 1-0 per la Lazio. E c’è da chiedersi: se quel fallo fosse avvenuto a centrocampo? Forse avrebbe ricevuto meno attenzioni. O forse no, difficile in ogni caso tenere tutto sotto controllo. C’è che ora il Var interviene come fossero due sport diversi, con quell’area sotto la campana di vetro. Moderna o no che sia la concezione dell’occhio elettronico ci dice che il calcio è cambiato, e viaggia a braccetto con le valutazioni degli arbitri. Ne abbiamo scoperto l’efficacia e non ne possiamo più fare a meno. Lo stesso discorso che chi è un po’ più agé fa sui telefoni di nuova generazione oppure sui social network: scetticismo e talvolta disapprovazione. Ma pure quelle "diavolerie", una volta che le abbiamo scoperte, sono diventate una costola della nostra vita, talvolta un lavoro. Così come il Var, già un osso portante nello scheletro del calcio di oggi.
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