Infortunati in Serie A, maledizione crociato: tanti giocatori fermi ai box

In 18 al momento in infermeria per lo stesso problema. Gli ultimi? Svoboda, Harroui e Pellegri

di DIEGO DALL’OCCO
20 dicembre 2024
Rottura del crociato per Svoboda del Venezia. Per lui un lungo stop

Rottura del crociato per Svoboda del Venezia. Per lui un lungo stop

Roma, 19 dicembre 2024 – Gli infortuni continuano imperterriti in quella che, ormai, possiamo definire come la stagione dei crociati. La Serie A si conferma il campionato più falcidiato, con ben 18 giocatori attualmente ai box a causa della rottura o della lesione di questo legamento. Negli ultimi giorni, si sono aggiunti alla già ricca lista Michael Svoboda, Abdou Harroui e Pietro Pellegri (già operato nella giornata di ieri), confermando che la sfortuna sembrerebbe essersi abbattuta sul nostro campionato.

Ma quanto ci vuole per recuperare da un infortunio al crociato? Mediamente si stima che ci si torni ad allenare a distanza di 6 mesi e a giocare dopo circa 9 mesi ma, in realtà, la situazione varia da giocatore a giocatore.

E a conferma di questa teoria possiamo prendere gli esempi di Giorgio Scalvini e Tyronne Ebuehi: il difensore dell’Atalanta è tornato a giocare il 23 novembre, a 204 giorni di distanza dallo sfortunato 2 giugno dove si fece male contro la Fiorentina, mentre l’esterno dell’Empoli non ha ancora trovato il campo nonostante siano già passati oltre 270 giorni dal suo infortunio. Il recupero, dunque, non è proprio uguale per tutti e spesso ci vuole tempo per poter tornare al 100%. Anche i grandi club europei, nel corso di questa stagione, hanno perso giocatori importanti. Si pensi a Rodri, perno del centrocampo del Manchester City e vincitore del Pallone d’Oro, senza il quale Pep Guardiola fa fatica a far girare la sua macchina perfetta. Che dire poi di Carvajal, terzino del Real Madrid che con la sua grinta sulla fascia ha aiutato i Blancos a vincere tanti trofei. Da quando non c’è lui, lo strapotere dei Galacticos sembrerebbe essere svanito e i risultati deludenti in Champions League ne sono la conferma.

Insomma, si può affermare che la rottura del crociato, oltre che per il giocatore, porta anche tanti problemi alla squadra. C’è poi anche il discorso mentale. Chiunque subisca un problema di questo genere fa i conti con diversi elementi: il lungo percorso di riabilitazione, il pensiero di tornare in campo, le capacità fisiche...sono tanti i fattori. Non c’è poi da stupirsi se la maggior parte di questi infortuni avviene nei mesi di settembre e ottobre, praticamente all’inizio della stagione. La preparazione fisica ancora non ottimale e le tante partite iniziali espongono i giocatori e il rischio di farsi male al crociato aumenta in maniera esponenziale.

E come non tener conto dell’intensità del gioco, fattore poco preso in considerazione che negli ultimi anni sta cominciando a pesare. Si, perché il calcio di oggi sembra essere parente di quello di una volta che, tra contrasti decisi ed interventi poco ortodossi, lasciava spesso i giocatori in infermeria per settimane e mesi. Ora, la domanda rimane sempre quella: è possibile ridurre il rischio di infortuni gravi? Alla comunità medico sportiva l’ardua sentenza

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