Albertini e gli insulti razzisti a Maignan: "Idioti che vogliono solo offendere. C’è troppa impunità negli stadi"

L’ex calciatore del Milan e della Nazionale: intervenire contro il malcostume, altrimenti scatta l’emulazione "La società italiana è multietnica, prendiamo esempio dai bambini nelle scuole. La stupidità è pericolosa"

di PAOLO FRANCI -
21 gennaio 2024
Demetrio Albertini sugli insulti razzisti a Maignan

Demetrio Albertini sugli insulti razzisti a Maignan

Demetrio Albertini, ex Invincibile del Milan, giocatore simbolo della Nazionale e poi dirigente. È stato vicepresidente della Figc, dunque ha vissuto il tema delicato dell’intolleranza e del razzismo da ogni prospettiva. Lo abbiamo sentito sul caso degli insulti razzisti a Maignan, il portiere del Milan preso di mira da alcuni tifosi dell’Udinese.

Albertini, ha visto Maignan uscire dal campo?

"Sì, molto brutto, una cosa che evidenzia l’ignoranza e il malcostume del nostro Paese, sul quale vorrei fare una riflessione".

Prego.

"Non penso che l’Italia sia un Paese razzista. Uso il termine ’malcostume’ che comprende comportamenti intollerabili non a caso. Nel tempo, si è dato modo alle persone di credere che lo stadio fosse uno ’sfogatoio’ oltre le regole civili. Da qui parte tutto".

Una sorta di senso di impunità che scatena gli istinti peggiori.

"Sì, basti pensare a quello che si sente in uno stadio come se fosse normale: cori offensivi per mamme, mogli, persone decedute o si inneggia a gravi incidenti come fosse una vittoria. C’è, ignoranza, maleducazione e in questa ’non cultura da stadio’ rientrano anche le bestialità come i cori razzisti".

Un suo ex presidente federale, Giancarlo Abete, sostiene che lo stadio è specchio di una società malata.

"Vero. Con una cosa in più: credere che tutto sia concesso".

Per il derby di Roma per «beceri e insultanti ululati» verso Lukaku, il giudice sportivo ha chiuso 4 settori dell’Olimpico perché il «90% di 16mila» tifosi di quei settori avrebbe partecipato ai cori odiosi.

"E conferma ciò che penso. Io non credo che quel 90% fuori dallo stadio faccia la stessa cosa al semaforo o alla scuola dei figlio. E torniamo al mio discorso: in uno stadio le persone arrivano a toccare livelli che sono sconosciuti nel quotidiano".

Però giusto punire no?

"Assolutamente. So che ci vanno di mezzo quelli che con questi comportamenti idioti non c’entrano nulla, ma è necessario intervenire perché lo spirito di emulazione è uno dei pericoli classici in una curva".

Già, però il coro della scimmia nel 2024 fa davvero orrore.

"Guardi, qui parliamo di idiozia diffusa prima che di razzismo. In un contesto in cui si cerca di di colpire e odiare l’avversario in tutti i modi, ecco che un coro intollerante diventa l’arma di idiozia di massa per offendere, colpire profondo e in modo doloroso. Un pretesto abbietto".

Cioè?

"Prendiamo Udine e l’Udinese, un club che è un modello di cultura multietnica. Se gli imbecilli che hanno fatto i cori fossero mossi dall’odiosa ideologia razzista, allora dovrebbero contestare anche alcuni giocatori della loro squadra no? Invece non lo fanno. Secondo me siamo a un livello molto più basso, nel sottoscala dell’ignoranza e della sottocultura".

Anche ai tempi del caso Egonu lei disse le stesse cose.

"La stupidità arriva prima del razzismo ed è molto pericolosa. Noi non siamo un Paese razzista, viviamo una società multietnica, costruiamo integrazione nel lavoro, nelle scuole dove i bambini di culture e religioni diverse giocano tra loro e si vogliono bene. Guardiamoli e prendiamo esempio".

E allora che si fa?

"Fuori dagli stadi chi non rispetta il prossimo a tutti i livelli. Solo così, nel tempo, si debelleranno certi comportamenti".

Si è fatto tutto quello che si poteva fino a oggi?

"Il fatto che Maignan esca dal campo, le immagini dei compagni intorno, l’arbitro che sospende la gara, il rientro negli spogliatoi dicono due cose precise: la prima è che il calcio è vittima, la seconda è che ci sono delle regole e si sta facendo molto per difenderlo da comportamenti intollerabili".

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