City-Inter fuori campo: Oasis contro Vecchioni, Burgess-Manzoni, Doyle-Salvatores

Una finale di Champions tra due città come Manchester e Milano: non solo calcio

di DORIANO RABOTTI -
8 giugno 2023
Da sinistra, i fratelli Gallagher degli Oasis e Roberto Vecchioni

Da sinistra, i fratelli Gallagher degli Oasis e Roberto Vecchioni

Ma fuori dal campo, chi vince tra City e Inter, tra Manchester e Milano? Se la finale di Champions si giocasse con l’arte o la cultura, con la scienza o con le conquiste sociali, chi la spunterebbe? Ovviamente è un gioco ozioso per ingannare l’attesa, quello che abbiamo voluto fare mettendo a confronto le eccellenze delle due città, o meglio, delle due tifoserie perché come a Milano c’è un’altra metà di San Siro con colori diversi, anche a Manchester il derby è una cosa serissima, tanto che ha assegnato l’ultima FA Cup ai ragazzi di Guardiola, che possono così sognare il triplete. Quello che segue è un cazzeggio, ma se volete scoprire qualche personaggio meno noto, seguiteci. Sappiamo in partenza che la lista è opinabilissima e che per ogni nome che abbiamo fatto, ne avremo scordati dieci…

ROCK VS CANTAUTORI

Da sinistra, i fratelli Gallagher degli Oasis e Roberto Vecchioni
Da sinistra, i fratelli Gallagher degli Oasis e Roberto Vecchioni

Sul piano musicale, è difficile assegnare la vittoria. Perché sembrano quasi fare due campionati diversi, Manchester e Milano. Chitarre distorte contro arpeggi distillati, voci roche contro virtuosi del bel canto, il battito del rock contro le melodie dei cantautori. Manchester schiera uno squadrone, davanti a tutti ovviamente gli Oasis dei fratelli Liam e Noel Gallagher, che litigano da anni ma si sono detti pronti alla reunion in caso di successo a Istanbul. Ma sono di Manchester anche Mick Hucknall, cantante dei Simply Red, Steven Patrick Morrissey più noto con il cognome e come voce degli Smiths, lo era Ian Curtis dei Joy Division che ci ha lasciato oltre quarant’anni fa, lo è Ian Brown degli Stone Roses. E a Manchester hanno vissuto per tantissimi anni anche i Bee Gees. Milano risponde con tutt’altro genere, perché le due voci più interiste di tutte sono quella di Roberto Vecchioni (certo, ‘Luci a San Siro’) e di Adriano Celentano, con l’aiuto di Elio che ha anche scritto l’inno che risuona allo stadio. E poi Max Pezzali, Biagio Antonacci: solo con Manuel Agnelli il genere si avvicina a quello dei rivali, perché anche le nuove leve Tananai, Rkomi e Dargen D’Amico battono altre strade sonore. Risultato: impossibile giudicare, fanno due sport diversi.  

SUL RING

In un sobborgo di Manchester è nato Tyson Fury, campione del mondo dei massimi per cinque sigle diverse. Lo chiamano ‘The Gipsy King’ per le sue origini gitane, Milano se fossero vivi potrebbe opporre l’oro olimpico Carlo Orlandi o l’argento di Roma Sandro Lopopolo, ma erano anche altre categorie. Oppure Giacobbe Fragomeni. Qui vincono loro, meglio riconoscerlo prima di farsi male.  

ARCHISTAR

Lord Norman Foster, barone di Thames Bank, 88 anni, ha tra le sue creazioni più famose il municipio e il Millennium Bridge a Londra, il Clyde Auditorium di Glasgow. Milano risponde con il visionario Bosco verticale di Stefano Boeri, interista e più innovativo. Diciamo parità.

A MANO LIBERA

Una copertina di Tex, creato da Gianluigi Bonelli
Una copertina di Tex, creato da Gianluigi Bonelli

Le figure alienate di Laurence Stephen Lowry sono sicuramente originali, ma Milano va in contropiede con un esercito di geni del fumetto, da Gianluigi e Sergio Bonelli alle Sorelle Giussani, da Bruno Bozzetto a Crepax a Sergio Toppi. Vale il discorso fatto per la musica: campionati diversi, impossibile fare veri confronti.

SCRITTORI

Alessandro Manzoni e Anthony Burgess
Alessandro Manzoni e Anthony Burgess

Qui vince sicuramente Milano, per il peso specifico di Alessandro Manzoni. Che non poteva essere né interista né milanista, ma ha dato la forma a una lingua nazionale. Anthony Burgess, nell’altra metà campo, è meno noto del regista del film tratto dal suo romanzo più famoso, Arancia Meccanica.

IN SCENA

A proposito di registi: se si contano gli Oscar, sicuramente vince Manchester che può schierare Danny Boyle (che in realtà tifa United ma lo dice solo quando è all’estero), l’autore di Trainspotting, otto statuette in carriera contro l’unica di Gabriele Salvatores, mentre Luchino Visconti non è arrivato fino al trionfo presso l’Academy. Sugli attori, si ripropone lo stesso dilemma: contro sir Ian McKellen, ovvero Gandalf, Magneto nonché uno dei più grandi interpreti di Shakespeare a teatro, la grazia di Mariangela Melato poteva anche non bastare. Anche qui Milano frequenta altre strade, più ironiche e autoironiche, da Paolo Rossi (memorabile il suo monologo sui due rigori sbagliati da Evaristo Beccalossi nella stessa partita di coppa contro lo Slovan Bratislava) ad Aldo Giovanni e Giacomo (interisti sfegatati). Non Cochi e Renato, non Diego Abatantuono perché hanno il cuore rossonero, come tra i cantanti lo avevano Gaber e Jannacci. Tornei diversi, impossibile scegliere.

SCIENZA E DIRITTI

Manchester gioca tre assi quasi incontrastabili: contro lord Charles Babbage, inventore del computer, e contro l’Alan Turing che decifrò il codice Enigma dei nazisti ed è stato reso immortale da una bellissima interpretazione di Benedict Cumberbatch, l’unico che potrebbe reggere il confronto è Alessandro Volta, ma era di Como...Umberto Veronesi è sicuramente un’autorità, mentre Samantha Cristoforetti sta dando un importante contributo alla scienza, ma non nei laboratori. Quanto ai diritti civili, vince Manchester: può mettere in campo Emmeline Pankhurst, una delle prime suffragette che chiesero e ottennero il voto per le donne, Milano risponde con Susanna Camusso, ex segretaria nazionale della Cgil e oggi senatrice. Un po’ come prendere un originale e la sua copia...

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