Dimarco e Sanchez mettono un tassello in più verso lo scudetto dell'Inter
Due a zero all'Empoli con una rete per tempo. Resta il +14 sul Milan a otto giornate dal termine
Milano – L'Inter che torna in A dopo le nazionali è quella che si conosce da inizio campionato. Forse un po' meno sfrontata, non così ingorda come i pranzi pasquali suggerirebbero. Vincente, però, contro un Empoli organizzato, vivo per almeno un tempo, in partita fino al 2-0 di Sanchez a nove dal termine. D'altronde la capolista veniva da due partite non vinte, la sconfitta con l'Atletico Madrid e il pareggio col Napoli. Davanti i solisti non stanno brillando, anche se abbondano in impegno (Thuram respinge in area una quantità di palloni da difensore) e alla fine proprio un attaccante segna la rete che chiude la pratica.
La prima firma la mette Federico Dimarco, un ex che fa male. Sempre lui aveva risolto la sfida d'andata. Al Meazza apre quella di ritorno, mette Barella nelle condizioni di siglare il raddoppio in largo anticipo rispetto a quando realmente avviene. La sua vecchia squadra pare portargli bene. La sostanza che interessa a Inzaghi, assente dagli impegni post-partita per mancanza di voce (il che gli evita di entrare nello spinoso discorso Acerbi per il quale si è ampiamente già speso Beppe Marotta nel pre-gara) è che i punti di vantaggio sul Milan restano quattordici e le giornate mancanti si riducono a otto.
Il primo scudetto della sua carriera da allenatore, da aggiungere a quello vinto da calciatore alla Lazio e col significato non secondario di poter toccare i venti totali nel club d'appartenenza, è sempre più vicino. Gli rimarrà il rammarico di una stagione europea smorzata quando l'impresa era fattibile, ben avviata con la vittoria dell'andata sull'Atletico Madrid, sciupata con non più di un quarto d'ora sbagliato nella gara di ritorno.
Pensieri che svaniranno quando (il se è un condizionale che a breve potrebbe non essere più d'obbligo) arriverà il momento della festa. Con Zhang presente o meno, lo si vedrà. Nemmeno Marotta sa dirlo. Conferma, l'ad interista, che il presidente vorrebbe tenersi la società. Chissà che ne pensa Oaktree. In questo caso i condizionali è meglio mantenerli vivi.
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