Inter esagerata, manita da vetta. Cinque gol in 25 minuti a Verona. Rinasce Correa, Thuram dominatore

Inzaghi non sente la mancanza di Lautaro, fermato all’ultimo dalla febbre: nerazzurri travolgenti da subito. Doppietta di Marcus, De Vrij e Bisseck difensori-goleador. Fiducia verso la Champions, ma Acerbi si ferma.

di MATTIA TODISCO
24 novembre 2024
Inter

L'imponente stadio San Siro di Milano visto dall'esterno

Cinque gol in venticinque minuti. C’è da cercare nel libro dei record per capire chi ha fatto meglio dell’Inter vista ieri a Verona. Un confronto impari, col quale i campioni d’Italia tornano al meglio dopo la sosta per le nazionali. L’approdo in vetta alla Serie A, aspettando Napoli-Roma, avviene lasciando a riposo un po’ di pedine sia dall’inizio (in ultimo Lautaro al mattino per una febbre che lo ha costretto a tornare a Milano) che a gara in corso. "Non era una sfida semplice, ma è stata interpretata benissimo fin dal 1’, nonostante l’avversario abbia cambiato assetto all’ultimo - dice Simone Inzaghi in conferenza stampa - È solo la prima di nove gare che avremo da qui a fine dicembre. Sarà un viaggio lungo".

Il match vive di un paio di sliding doors in partenza, quando Sommer vede arrivare gli unici due tentativi rilevanti dell’Hellas (in ritiro da ieri sera). Un colpo di testa di Daniliuc che l’elvetico si lascia sfuggire, ringraziando i compagni che sventano e la traversa colta da Tengstedt. È la scintilla della partita che non c’è, quella che si può solo immaginare. Al primo colpo subito da Correa, persa nell’uno-due tra l’argentino e Thuram, la difesa di casa entra in vacanza e apre l’autostrada davanti a Montipò. Thuram segna due volte saltando il portiere, depositando a porta vuota ed esultando come il compagno di reparto del pomeriggio in Veneto. Prima ancora dell’intervallo segnano anche De Vrij, che entra al posto dell’infortunato Acerbi e colpisce benissimo col destro, e Bisseck, a cui la conclusione esce malissimo dal destro, ma nella giornata di gloria è destino che giri tutto come si deve. Zanetti e Inzaghi cambiano presto, per motivi differenti. Il primo per dare una scossa che non arriva nemmeno dopo un poker di sostituzioni all’intervallo, il secondo dovendo affrontare l’impegno di Champions martedì contro il Lipsia.

La gara è chiusa con largo anticipo, Buchanan sfrutta il “garbage time“ per rimettere minuti nelle gambe ed esibirsi in un paio di spunti incoraggianti. Inzaghi può già pensare agli elogi di fine gara ed è difficile esimersi da quelli per Correa, alla prima stagionale da titolare. "Lo conosco bene, si è meritato l’occasione per come sta lavorando dal 13 luglio - commenta il tecnico -. Non avevo dubbi sul fatto di farlo giocare, ne avevo di più su chi affiancargli. Ha fatto vedere quel che sa e che può fare. I primi ad essere contenti erano i suoi compagni perché è un grandissimo ragazzo ed è giusto si tolga queste soddisfazioni". Non è un exploit che cambierà il destino del giocatore dopo giugno, quando il contratto scadrà e l’avventura nerazzurra dovrebbe terminare, ma Inzaghi vede il progetto Correa come una sua volontà e, per indole, non lascia indietro nessuno. Figurarsi un pallino che ha portato lui a Milano dalla Lazio. "Il gol? Me lo sentivo - sentenzia il “Tucu“ -, era tanto che non segnavo e sono felice di esserci riuscito".

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