Inter, gli esami non finiscono mai. Inzaghi si affida ai suoi tenori per fare tacere il canto della Viola

L'Inter, miglior squadra al mondo secondo Opta, deve rincorrere in campionato. Inzaghi affronta la Fiorentina con problemi difensivi ma ottimi numeri recenti. La sfida al Franchi sarà un test importante per i nerazzurri.

di LUCA MIGNANI
1 dicembre 2024
Inzaghi si affida ai suoi tenori per fare tacere il canto della Viola

Simone Inzaghi, 48 anni, guida l’Inter all’inseguimento del Napoli capolista: oggi contro la Fiorentina i nerazzurri sono attesi da una squadra in grande forma

Essere la miglior squadra al mondo e dover rincorrere. Paradosso Inter, ma tant’è. In settimana Opta ha stilato una classifica per mezzo di un algoritmo che ha analizzato i risultati di oltre 2,5 milioni di partite dal 1990. L’ultimo aggiornamento ha fatto schizzare i nerazzurri in vetta, a braccetto con il Liverpool, davanti al resto del mondo pallonaro.

Eppure, in campionato, tocca inseguire. Per di più, oggi alle 18, Inzaghi si ritrova sul campo di una Fiorentina che è lì alla pari. Dulcis in fundo, si fa per dire, con ancora qualche cerotto di troppo in difesa. Per Acerbi, infatti, si prolunga la fase di recupero dall’elongazione al bicipite femorale della coscia destra. Fuori anche Carlos Augusto, frenato da un affaticamento. Pure Di Gennaro non è partito per Firenze: distorsione a un dito della mano e operazione prevista nei prossimi giorni.

Così, sono stati aggregati dalla Primavera Calligaris e Aidoo, quest’ultimo per colmare il vuoto lasciato da Pavard (fuori un mese causa distrazione al bicipite femorale). Quanto meno, Frattesi ha superato l’infiammazione alla caviglia. Tanto vale, Inzaghi fa spallucce: "Le rotazioni non sono un limite. Anzi, riusciamo a gestire tutti i giocatori. Dal 13 luglio stiamo lavorando bene e siamo contenti dei risultati. Abbiamo fatto ottime gare di recente, ma sappiamo che la Fiorentina viene da sette vittorie consecutive e ha perso solo a Bergamo".

Anche i numeri dei nerazzurri non scherzano: otto vittorie e due pareggi nelle ultime dieci partite. E le cifre parlano di una certa svolta dopo il tanto pirotecnico quanto amaro 4-4 contro la Juventus. Cinque vittorie e un pari, col Napoli, in occasione dell’unica rete subita in quest’ultimo periodo. Dodici, invece, i gol all’attivo (cinque con l’Hellas, tre con l’Empoli). Tradotto: l’Inter non sarà ancora la macchina da guerra capace di tritare lo scorso campionato, o di arrivare fino all’ultimo atto della Champions nella stagione precedente. Ma, al di là di qualche cerotto, passato e presente, oltre a qualche inciampo (ad esempio il derby perso dopo averne vinti sei di fila), trova sempre il modo di macinare punti. Al Franchi si rivedrà il centrocampo dei tre tenori Barella, Calhanoglu e Mkhitaryan (l’armeno è entrato solo nel finale contro il Lipsia). E rispetto alla Champions tornerà titolare anche Thuram.

Lautaro la rinnovata certezza, dopo la beffa dell’esclusione dalle candidature al Best Fifa Men’s Player. Rotazioni, forzate, solo dietro: dentro ancora De Vrij per Acerbi e ancora Bisseck per Pavard. L’unico dubbio potrebbe essere sulla destra: Dumfries (più esplosività), o Darmian (più contenimento). Il concetto, in ogni caso, resterà lo stesso: assalto. Le statistiche mettono l’Inter in cima al mondo, ma in Champions è seconda. Un secondo posto che calza comodissimo, ben inteso. Quello in campionato, invece, è tutta un’altra storia. Ancora da scrivere.

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