Inter, le incertezze all’improvviso. Difesa e riserve i nuovi nodi. Primo obiettivo: dimenticare Riad

La sconfitta choc in finale con il Milan ha evidenziato limiti che la corazzata di Inzaghi non pensava di avere. Anche gli infortuni pesano, da valutare ora quello di Calhanoglu: e c’è da trattenere Frattesi tentato dalla Roma.

di MATTIA TODISCO
8 gennaio 2025
Lautaro Martinez, 27 anni: suo il primo gol in finale a Riad, ma non è bastato

Lautaro Martinez, 27 anni: suo il primo gol in finale a Riad, ma non è bastato

Il tonfo fa rumore, perché inatteso. In una finale, in un derby, avanti 2-0 e contro un avversario che in campionato è parecchio indietro. Ma il derby ha il potere dai due volti di far emergere virtù e vizi mascherati altrove, talvolta impercettibili o semplicemente figli della serata storta. Un po’ quel che si augurano ad Appiano Gentile, dove l’Inter deve smaltire presto le scorie post-Supercoppa per guardare alla trasferta di campionato domenica a Venezia. Se infatti il malanno sarà passeggero lo si scoprirà in laguna, dopo due giorni e mezzo di riposo e gli allenamenti che ripartiranno domani mattina. Una prova che farà da esame di riparazione per capire se la botta presa in Arabia può essere rapidamente smaltita o se i granelli di sabbia nell’ingranaggio sono in realtà più ostici macigni con cui dover fare i conti.

Nell’analisi a caldo i protagonisti del lato triste, quello nerazzurro, hanno avuto la prontezza di anteporre i complimenti agli avversari a rimbrotti arbitrali per un solo, unico episodio (il fallo su Asllani che porta alla punizione del 2-1) insufficiente a spiegare una sconfitta partita da un doppio vantaggio, maturata in meno di metà gara, concedendo difensivamente quel che non si era visto davanti a Sommer da Inter-Juventus 4-4 del 27 ottobre. Da allora, infatti, i nerazzurri non avevano mai subito più di una rete, chiudendo a porta inviolata in dieci occasioni su tredici. È il grande appuntamento, quindi, a riportare a galla le incertezze di inizio annata, un muro incrinato per fattori che Inzaghi e i calciatori dovranno comprendere. Il primo a sgombrare l’alibi delle assenze è stato il tecnico in conferenza stampa e avrebbe potuto appellarsi a una lunga lista di nomi. Pavard, Acerbi (entrambi lungodegenti), gli acciaccati Thuram e Correa, a gara in corso Calhanoglu e De Vrij. L’olandese ha avuto dei semplici crampi e dovrebbe recuperare per domenica, insieme ai due francesi. Il “Tucu“ farà oggi gli esami, mentre il regista turco è da valutare, così come Bisseck.

Nel momento clou della finale di Supercoppa l’Inter era tenuta in piedi da rincalzi, seppur di lusso, ed elementi adattati, alcuni dei quali (il difensore tedesco eccezionalmente perno centrale) non hanno retto l’urto di Leao, Theo, Pulisic. Non ha aiutato certo il poco schermo che Asllani, tecnicamente dotato ma non ancora feroce nelle chiusure, ha portato alla causa dopo il forfait di Calhanoglu. Né è sembrato in palla Frattesi, spesso un leone capace di trasformare la rabbia da panchina in un ruggito pronto all’uso, la cui pazienza per il minutaggio minuscolo sembra arrivata alla fine.

Inzaghi dovrà tirar fuori tutte le sue abilità da gestore. Per convincere il centrocampista romano che ha ancora futuro in nerazzurro e non nella natìa Capitale, dove in ogni caso la dirigenza non ha intenzione di spedirlo, se non davanti a moneta sonante (che non arriverà). Per rilanciare la fame degli Asllani di turno. Di Zielinski, entrato lunedì con troppa grazia e poco spirito stracittadino, di Bisseck che fronteggia le prime critiche dopo tanti elogi. Per chetare la rabbia dell’incavolato Barella, uscito alzando la voce contro lo staff tecnico dal terreno di gioco a Riad. Il resto sarà richiesto ai rientranti, con cui si userà pazienza e le mani sante di preparatori e fisioterapisti per averli il prima possibile. Di obiettivi da centrare, per fortuna dell’Inter, ne sono rimasti ancora parecchi.

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