Inter, le ragioni di una (inattesa) frenata. Lautaro resta a digiuno e il turnover non paga

Il capitano non segna più, la difesa in trasferta sembra più fragile (Pavard in difficoltà). Effetto Champions? Domani c’è il City di Guardiola

di GIULIO MOLA -
17 settembre 2024
Inter, le ragioni di una (inattesa) frenata. Lautaro resta a digiuno e il turnover non paga

Lautaro Martinez è ancora a caccia del primo gol in campionato

Due trasferte e due pareggi per l’Inter in questo primo scorcio di campionato. Il giorno del debutto, a Marassi contro il Genoa, i nerazzurri sbagliarono l’approccio; domenica sera a Monza, la squadra di Simone Inzaghi ha sbagliato proprio la partita. Imprecisa e disattenta, lenta e sulle gambe, finita ben presto nella rete tesa dai rivali. Difficile dire se il pensiero alla Champions (e magari al derby che seguirà) possa avere un tantino influito, nella testa come nelle scelte. Lo capiremo presto.

Il “day after“ dei campioni d’Italia dopo il sofferto pareggio all’U-Power Stadium è comunque un intreccio di interrogativi e di rimpianti. I tifosi sono arrabbiati quanto tecnico e giocatori per i due punti persi (dimenticando che per come è andata sarebbe più opportuno parlare di un punto guadagnato), ma è il messaggio emerso dalla notte brianzola che non convince tutti: il turnover lascia parecchi dubbi, non sono pochi quelli che continuano a sostenere che andrebbe fatto in Champions e mai in campionato. Ma è anche vero che fino a poche settimane fa supporter e opinione pubblica hanno sempre sostenuto che l’Inter è l’unica società ad avere due squadre di titolarissimi. E di conseguenza sarebbe stato un grave errore non fare rotazioni. Dopo l’1-1,invece, tutto si è ribaltato: sui “social“ sono già cominciati i processi, sotto accusa proprio l’allenatore che "quel turnover non avrebbe dovuto farlo". Facile parlare dopo, ma a pensarci bene: Barella era fuori, vero, però al suo posto c’era Frattesi, invocato da tutti dopo le ultime esibizioni in Nazionale. Il centrocampista ha deluso così come poco convincenti sono stati Zielinski (al debutto) e Taremi quando sono entrati mentre i bomber titolarissimi Lautaro e Thuram (sotto tono) si accomodavano in panchina.

Insomma, in un meccanismo che funziona a memoria troppi spostamenti in un colpo solo possono rompere gli equilibri. In realtà uno dei pochissimi calciatori a cui mai Inzaghi dovrebbe rinunciare è Çalhanoğlu (ad Asllani che lo ha sostituito e a cui ieri è stato prolungato il contratto fino al 2028 manca il guizzo decisivo), ma non è neppure colpa dell’allenatore se i due attaccanti incappano in una serata storta. Preoccupa il digiuno del capitano: Lautaro non si è ancora sbloccato in campionato: in sei mesi ha segnato solo una volta con l’Inter, mentre in nazionale è un altro giocatore. L’ultimo gol realizzato risale allo scorso 10 maggio (5-0 col Frosinone), ma prima di allora c’era stato un altro lunghissimo black-out.

Se Lautaro non brilla, la difesa mostra le sue fragilità. Soprattutto in trasferta. Tre i gol incassati nelle prime due partite fuori casa. Insomma, qualche crepa nel muro nerazzurro c’è e si vede lontano da San Siro (in casa, invece, l’Inter ha mantenuto la porta inviolata in due occasioni). A Monza è costato carissimo l’errore di Pavard “leggerino“ in marcatura (anche se notevole è stato lo stacco di testa di Mota) mentre a Genova erano finiti sotto accusa Sommer e Bisseck. Ieri intanto la squadra è già tornata in campo per preparare il debutto di domani in Champions League. Non arrivano buone notizie dall’infermeria perché Inzaghi rischia di perdere Federico Dimarco per la trasferta in casa del City. L’esterno sinistro (uscito anzitempo dall’U-Power Stadium, inizialmente si pensava solo per crampi) ha rimediato un affaticamento ai flessori della coscia sinistra ed una valutazione più affrofondita verrà fatta solo dopo la rifinitura di questa mattina ad Appiano Gentile, prima della partenza per l’Inghilterra. Se Dimarco non dovesse neppure salire sull’aereo con destinazione Manchester, giocherebbe al suo posto Carlos Augusto, titolare a Monza come terzo centrale mancino (suo nel finale l’assist decisivo per il pareggio di Dumfries).

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