Inter, occasione persa. Un brutto quarto d’ora e i top in giornata no. Il ko costa venti milioni

Si guarda al futuro: rinnovi avviati per Martinez, Barella e l’allenatore

di MATTIA TODISCO -
15 marzo 2024
Un brutto quarto d’ora e i top in giornata no. Il ko costa venti milioni

Un brutto quarto d’ora e i top in giornata no. Il ko costa venti milioni

Le analisi migliori si fanno a mente fredda. Eppure, nella pancia del Civitas Metropolitano, Simone Inzaghi ha trovato già un primo punto su quel che è mancato alla squadra: "Un pizzico di cinismo, le occasioni le abbiamo avute". Brucia ancora di più, nella testa del tecnico e dei giocatori, l’uscita di scena da una Champions League in cui si pensava di poter essere protagonisti. Il doppio confronto con l’Atletico ha messo in mostra un’Inter certamente non inferiore all’avversario, capace di produrre tanto all’andata sfruttando solo in parte le occasioni prodotte, di andare avanti a Madrid salvo regalare il pareggio e poi tenere quasi a zero le opportunità offensive degli avversari, almeno fino al palo colpito da Depay. In quel frullatore che è diventata la partita dopo l’ingresso dell’olandese, di Correa e di Riquelme, che ha sulla coscienza un gol divorato ma ha contribuito a rendere meno compatta la difesa interista, la squadra di Inzaghi ha perso le certezze granitiche su cui aveva costruito il filotto di soli successi del 2024. È bastato poco, come spesso accade in Champions. Dieci minuti, un quarto d’ora di sbandamento, che già ai supplementare sembravano alle spalle (e infatti l’Inter ha ripreso il pallino del gioco) ma che sarebbero persino potuti essere ininfluenti se tra il Meazza e il Metropolitano ci fosse stata maggiore concretezza nei dettagli. Sui social è diventata virale la disperazione di Simeone al momento del tris mancato da Riquelme, ma anche Inzaghi ha reagito con un’espressione emblematica quando Thuram ha spedito in tribuna un’occasione non meno ghiotta o quando Barella ha calciato addosso a Oblak in uno contro uno.

Due occasioni tra le poche in cui Lautaro Martinez ha fatto valere il suo status, orchestrando al meglio il contropiede e vestendo i panni del rifinitore, non riuscendo a incidere da cannoniere. Ci si aspettava tanto da lui, uno step in più per spingere la squadra in un appuntamento fondamentale. Al contrario, l’argentino ha suggellato una serata amara mancando la porta di svariati metri all’ultimo rigore della partita. Come per l’Inter del Metropolitano, anche all’argentino sembra mancare un piccolo passettino, il più difficile da muovere, per essere considerato nell’élite del calcio mondiale. E con lui hanno reso meno del previsto pilastri come Pavard, che ha regalato l’immediato pareggio a Griezmann ridando fiato a un avversario che sembrava aver patito il colpo. O come Calhanoglu, non brillantissimo all’andata, giusto più ordinato ma non trascendentale al ritorno, a cui va dato atto di aver calciato un rigore con la personalità mancata ai suoi compagni dagli undici metri.

Con gli arrivi in estate di Zielinski e Taremi, la dirigenza spera di aver allungato ulteriormente le rotazioni in ottica futura, considerando che senza i circa venti milioni tra premi e botteghino della qualificazione ai quarti (più quelli potenziali degli altri turni a venire) il mercato sarà di nuovo a costo zero. Il vero investimento sarà sui rinnovi di Lautaro, Barella, probabilmente anche di Inzaghi, di cui si è parlato anche nella giornata di mercoledì coi rispettivi agenti, passati nell’albergo dell’Inter in Spagna. Dovesse davvero vincere il campionato con largo anticipo, come dà l’impressione di poter fare, la squadra consegnerebbe al management un grosso assist in ottica futura. Si potrà programmare con larghissimo anticipo, posto che Marotta e Ausilio lavoreranno su dei ritocchi, più che su una rivoluzione. A fine accordo ci sono soltanto Cuadrado, Klaassen e Sensi. Nessun titolare. Un anno fa, di questi tempi, erano undici gli elementi tra fine prestito o in scadenza, parte dei quali fondamentali. Più Onana già avvicinato dal Manchester United. Stavolta si proverà a mantenere lo zoccolo duro: l’assalto alla nuova Champions e al Mondiale per club, se quel passo in più in avanti si riuscirà a fare, avverrà con una rosa molto simile a quella di quest’anno.

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