Lautaro Martinez, leader ed eroe dell'Inter acchiappatutto
L’attaccante che ha portato i nerazzurri a vincere la Coppa Italia e conquistare la finale di Champions League è l’unico che può raccogliere l’eredità di Javier Zanetti
“Grazie a tutti, la Coppa Italia rimane a casa”. È dolcissimo il risveglio “social“ dell’eroe nerazzurro Lautaro Martinez. Il ragazzo che ha consegnato il secondo trofeo stagionale all’Inter ha la faccia da duro, due piedi che non perdonano e un cuore grande così. Il Toro, dopo la magica notte dell’Olimpico in cui è riuscito a piegare con una doppietta in otto minuti l’orgogliosa Fiorentina, ha capito che non è solo il bomber dei 101 gol in maglia nerazzurra, il trascinatore di un gruppo che sta regalando enorme soddisfazioni alla sua tifoseria, il capitano in pectore (a Roma la fascia ce l’aveva Handanovic) orgoglioso della prossima finalista di Champions League. No, Lautaro è molto di più. È un leader vero, una “bandiera“, il capo ultrà a bordo campo nel tiratissimo finale, il giocatore che può davvero prendersi l’eredità di un certo Javier Zanetti.
Gli ultimi mesi sono stati straordinari per l’argentino: dal punto di vista sportivo ha vinto il Mondiale calciando senza paura un rigore decisivo, ha conquistato la finale di Champions League, ha alzato al cielo la Coppa Italia dopo essersi preso la Supercoppa Italiana. E non ha saltato neppure una partita, diventando uno dei pochi calciatori veramente indispensabili in uno spogliatoio infarcito di campioni. Come se l’avventura in Qatar avesse fatto scattare qualcosa per quest’attaccante ormai nel pieno della maturità.
Da quando ha vinto con l’Argentina si è scatenato: 19 reti sulle 27 totali in stagione (il 70,4%) le ha segnate da gennaio in poi. Non a caso questa è già la miglior stagione di Martinez dal punto di vista realizzativo visto che ha raggiunto (e superato) il traguardo dei cento gol con l’Inter, entrando nella top ten dei migliori marcatori nerazzurri.
Il Barcellona lo ha già cercato, altre corazzate inglesi pure e i tifosi (che nel frattempo l’hanno ribattezzato Laut-heros, alla greca), sui “social“ non nascondono legittime preoccupazioni. Ma nell’ottobre del 2021 Lautaro fu uno dei primi “big“ (seguito poi da Brozovic e Bastoni) a firmare il rinnovo fino al 2026, promettendo fedeltà al club di Zhang.
Del resto lui e la moglie Agustina a Milano sono di casa e vi hanno messo hanno radici. Poche settimane fa il matrimonio (in arrivo il secondo figlio), da qualche mese pure un’avventura commerciale, con l’apertura dell’elegante ristorante in zona Brera proprio come in passato fecero altri suoi illustri connazionali, da Zanetti a Cambiasso.
Dopo cinque anni fra alti e bassi, fra giocate da applausi e astinenza sotto porta, Milano gli è entrata nel cuore. E l’Inter ancora di più. Come sembrano lontani i giorni in cui (autunno del 2018) papà Mario twittava contro Spalletti “reo“ di trascurare il figlio. O ancora, quel ruvido faccia a faccia con Conte (maggio 2021) dopo la sostituzione in Inter-Roma, chiarito il giorno successivo con un’allegra grigliata ad Appiano.
Lautaro è cambiato, al talento ha aggiunto il carisma. “Lo seguo sempre e contro la Fiorentina ha segnato due gol tipici del suo repertorio – spiega a Sportitalia Alberto Desideri, suo primo allenatore ai tempi del Club Atletico Liniers –. Dove lo vedo migliorato? Nei movimenti da attaccante puro, questo lo aiuta ad avere più occasioni e ad essere più pericoloso”. Poi una previsione: “Lautaro è uno dalla mentalità vincente e l’Inter è in grado di conquistare la Champions League. In quel caso Lautaro potrebbe davvero essere da Pallone d’Oro. E comunque in Italia mi sembra felice e molto motivato. Per trasferirsi in un altro club dovrebbe arrivarne uno molto grande a tentarlo, altrimenti non credo che andrà via”.