Nuovo orizzonte Inter, esame di maturità. Arriva l’Atletico Madrid dell’amico Simeone
Inzaghi sceglie i migliori per l’andata degli ottavi contro un ex speciale: "Sarà un piacere incontrare Diego, la sua squadra è forte"
La nomea di outsider si è affievolita. Al terzo anno di fila agli ottavi, con una finale di Champions disputata la scorsa primavera, l’Inter chiede all’Atletico Madrid di fare da contraltare in un esame che testerà le ambizioni europee di entrambe. Prima con margine in Italia, quella di Inzaghi è una squadra alla ricerca di un posto nell’élite. Ci può entrare battendo l’Atletico Madrid in un confronto sui 180’ che comincerà stasera al Meazza, davanti allo stadio esaurito. In caso contrario resterebbe sulla soglia in attesa di nuove stagioni.
L’asticella è alta. Delle protagoniste odierne a San Siro, quella qualificata come prima nel girone è la formazione di Diego Simeone, due volte punita all’atto finale della Champions nei tredici anni col “Cholo“ alla guida, oggi diventata una squadra con un Dna completamente diverso da allora. L’allenatore argentino si è adattato alla via europea. Ha abbandonato il pragmatismo della decade precedente per plasmare una creatura molto simile a quella che ha modellato Inzaghi. Tanto palleggio, pressing alto, un attacco che segna a discapito di qualche gol subito in più. "Hanno cambiato 22-23 giocatori nelle ultime quattro partite e sono rimasti sempre gli stessi. È un piacere vederli giocare e sarà un piacere incontrare Diego", dice Inzaghi in conferenza stampa. I due si conoscono, si stimano. Sono stati compagni alla Lazio. Si affronteranno a bordo campo chiedendosi vicendevolmente spazio sulla pista che porta ai quarti di finale. Simeone ha il vantaggio del ritorno in casa, ma deve prima passare dal Meazza in cui è stato di casa a fine anni Novanta, contro un’Inter che nel 2024 ha soltanto vinto e nelle ultime giornate (complici i rallentamenti di Milan e Juventus) ha staccato le rivali più importanti in A.
Inzaghi non si fida, perché già al primo anno è passato attraverso una stagione che sembrava avviata verso lo scudetto e invece si è conclusa guardando l’altra metà di Milano che faceva festa. Il distacco non era lo stesso di oggi e nemmeno le giornate al termine, ma è nella normalità delle cose che il tecnico tenga tutti sull’attenti. Cambierà poco, rispetto a venerdì scorso. Giusto i due quinti di centrocampo, Darmian e Dimarco per Dumfries e Carlos Augusto. Non vuole intaccare certezze che il gruppo ha assimilato e solo a partire da domenica a Lecce comincerà a lavorare su un turnover presumibilmente più robusto, avendo di fronte un’altra settimana con un impegno tra un weekend e l’altro (il recupero con l’Atalanta).
Nell’Atletico c’è qualche dubbio in più. Morata ha recuperato ma andrà in panchina, di fianco a Griezmann potrebbe esserci Depay o Llorente, così come a sinistra sono in ballottaggio Reinildo e Samuel Lino. Ci sono tanti giocatori che in carriera hanno giocato partite importanti, i campioni del mondo Molina e De Paul, diversi reduci dalla finale del 2016 in questa stessa Coppa: Oblak, Savic, Gimenez, Saul, Koke, Griezmann, Correa. L’identità forte dell’Atletico non è solo Simeone. è un complesso di giocatori che si conoscono da una vita e si lancerebbero nel fuoco per l’allenatore. Un’altra somiglianza con l’Inter dei De Vrij, Bastoni, Dimarco, Barella, Lautaro, la cui permanenza a Milano comincia ad essere di lungo corso. Due contendenti che si somigliano. Anche nella volontà di non fermarsi ora.
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