Il candidato alla panchina bianconera: domani a Bologna la sfida per il terzo posto. Thiago Motta al bivio: "Non ho deciso, né firmato nulla»

Thiago Motta si proclama innocente davanti ai rumors sul suo futuro da allenatore. Incontro imminente con il presidente Saputo per decidere. Juventus interessata al tecnico per un calcio corale e senza gerarchie.

di GIANMARCO MARCHINI -
19 maggio 2024
Thiago Motta al bivio: "Non ho deciso, né firmato nulla"

Thiago Motta al bivio: "Non ho deciso, né firmato nulla"

"Non ho deciso, né firmato nulla". Davanti al tribunale dei rumors, Thiago Motta continua a professarsi innocente. E, ieri, dalla sala stampa di Casteldebole giurava di non aver maturato una scelta definitiva sul futuro. "Nei prossimi giorni mi vedrò col presidente Saputo: dobbiamo sederci e parlare per arrivare a una decisione comune. Ora pensiamo alla Juventus". Domani sera, infatti, al Dall’Ara arrivano i bianconeri, in un incrocio che il destino pare aver apparecchiato con malefico ghigno: da una parte ci si gioca il terzo posto (facendo anche i conti con l’oste Atalanta, salita a meno 1 dal podio), dall’altra ci si contende un allenatore. Da mesi, il tecnico identificato da Giuntoli per il rinascimento bianconero è proprio Thiago, con buona pace di un passato nell’Inter del Triplete. Ma tra il dire e il firmare c’era di mezzo Allegri e il suo robusto contratto. Ora che il vecchio Max si è tolto da solo dalla situazione, per la Juve si è aperta la strada verso Motta.

Al Bologna e ai bolognesi non resta che concedere tutto il tempo che si è guadagnato l’uomo capace di riportare i rossoblù in Champions dopo sessant’anni.

Dall’entourage di Thiago non è mai arrivata una conferma, ma da Torino raccontano addirittura di accordo già trovato, con tanto di richieste precise sullo staff da portare in questa nuova esperienza. Con lui, la Juve prenderebbe un allenatore che pratica un calcio corale, con ruoli fluidi in fase di possesso, una difesa rigorosamente a quattro e due centrali che si spingono negli spazi per creare superiorità. Un calcio fatto di tanti tocchi, di mezzali che si buttano avanti e di esterni a cui è chiesto tanto sacrificio nell’interpretare le due fasi. Un calcio soprattutto che non conosce gerarchie: chiedere a quell’Arnautovic che l’anno scorso Thiago teneva in panchina preferendogli anche il piccolo Sansone falso nueve. Non senza polemiche, a cui l’hombre vertical dovrà imparare a piegarsi un po’. Perché a Torino gli Arnautovic sarebbero la regola, non l’eccezione.

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