L’Ancona del comandante. Sette punti in tre partite. Tutti i meriti di Colavitto

I dorici non battevano il Perugia da 14 anni, allo stadio entusiasmo alle stelle. L’ad Nocelli: "Quant’è bello avé la capa tosta". La solita, evitabile, svista arbitrale.

di GIUSEPPE POLI -
7 novembre 2023
Sette punti in tre partite. Tutti i meriti di Colavitto

Sette punti in tre partite. Tutti i meriti di Colavitto

Sette punti in tre partite, parla il campo e lo fa in favore del comandante Colavitto. Con il successo sul Perugia, l’Ancona non solo centra un risultato storico che le mancava da 14 anni, non solo migliora la propria classifica tornando in zona playoff, ma, soprattutto, ritrova il sorriso, il piacere di tornare a festeggiare sotto la Curva Nord. Era già successo due settimane fa contro l’Arezzo, è vero, ma farlo al termine di una sfida storica come quella contro il Perugia, terzo in classifica, tra l’altro al termine di novanta minuti giocati senza il bomber Spagnoli, è tutt’altra cosa. E’ il trionfo della serenità e dell’unità d’intenti.

Finalmente tutti in una sola direzione. "Quant’è bello avè ‘a capa tosta – scrive l’amministratore delegato Roberta Nocelli sulla sua pagina personale di Facebook dopo la vittoria –. Costa caro ma vale e ne varrà sempre la pena. Noi&Voi è tornato quell’entusiasmo e quella spinta che vede tutti sulla stessa strada, sono tornate le emozioni quelle che incontri ogni giorno lungo i corridoi dello stadio. La famiglia… la nostra. Poi possiamo perdere e possiamo vincere ma quel fuoco negli occhi vale sopra ogni cosa. Grazie". Eloquente, come sempre, Roberta Nocelli. Per Colavitto sono solo tre partite, due delle quali giocate con un paio di giorni di tempo per prepararle, poi il big match al Del Conero contro il Perugia, con quasi cinquemila spettatori – si può fare molto meglio –, ma dicono già tanto. Dicono che il vento è cambiato. Adesso l’insidiosa trasferta in casa della prima della classe, la Torres. E’ il momento degli esami, per l’Ancona, e i primi tre Colavitto li ha superati con buoni voti: due vittorie in casa, un pari in trasferta. E una squadra che dimostra di essere tornata a crederci. La qualità non è omogenea in tutto il gruppo – il Resto del Carlino lo ha ripetuto spesso – ma questa partita ha dimostrato, se mai ce ne fosse stato il bisogno, che anche quando non c’è abbastanza qualità i traguardi si possono raggiungere ugualmente, a patto di remare tutti dalla stessa parte e a patto di dare fondo a sangue, fatica, lacrime e sudore, come diceva Churchill, per raggiungere l’obiettivo che ci si è prefissato. Contro il Perugia l’Ancona ha dovuto fare a meno di Spagnoli, ma Colavitto ha preparato il match nel modo giusto, sapendo che sarebbe stato difficile fronteggiare l’avvio di partita dell’avversario e la sua qualità a centrocampo, che sarebbe stato troppo pericoloso andare a pressarlo alto come di solito fanno le squadre targate Colavitto. Così lo ha lasciato giocare per tutto il primo tempo, una tattica rinunciataria al limite dello sbalorditivo, ma che ha permesso all’Ancona di non rischiare praticamente mai e, anzi, di sfiorare il gol nei primi minuti con Cioffi. Tutto è cambiato, però, nella ripresa, dove l’Ancona ha alzato il baricentro e creato subito occasioni in attacco con un grande Martina che prima ha confezionato l’assist per Saco e poi quello per il neoentrato Peli: dodici secondi dal suo ingresso in campo e il gol-lampo che è stato una sentenza. L’Ancona avrebbe potuto anche triplicare, ma il palo ha negato la gioia del primo centro a un ritrovato Cioffi. Tutti hanno dato il loro contributo e anche dalla panchina, come nel caso di Peli, Colavitto ha tratto energie decisive per andare a conquistare il successo. La rete realizzata dal Perugia nel finale di partita, invece, non avrebbe dovuto essere convalidata, siglata da Seghetti molto più con il braccio che con la spalla, come evidenziano i fermo immagine della diretta Sky. Ennesimo errore arbitrale per cui la società farà sentire la sua voce in Lega Pro. Ancona uscita vincente dal Del Conero per 2-1 ma con un punteggio che non rispecchia i propri meriti, insomma, ma giustamente raggiante di poter tornare ad assaporare l’abbraccio della Nord in una sfida del genere. Ora c’è Sassari e con l’entusiasmo ritrovato nulla sembra precluso.

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