Lazio, Klose: "A Roma ho avuto grandi allenatori, mi ispiro a tutti loro"

Il bomber tedesco, intervistato da un portale tedesco, racconta delle sue esperienze in biancoceleste

di FILIPPO MONETTI -
23 gennaio 2024
Miroslav Klose (a destra) premiato dal presidente UEFA Aleksander Ceferin (a sinistra

Miroslav Klose (a destra) premiato dal presidente UEFA Aleksander Ceferin (a sinistra

Roma 23 gennaio 2024 - Miglior marcatore di tutti i tempi nella fase finale dei Mondiali con 16 gol segnati e per ben cinque anni leader tecnico e carismatico della Lazio, con cui ha collezionato 171 presenze e 63 gol. Il bomber tedesco di origine polacca Miroslav Klose dopo aver appeso gli scarpini al chiodo proprio dopo la sua esperienza in biancoceleste nel 2016 sta ora cercando di completare la transizione dal campo alla panchina come allenatore. Dopo essere stato dirigente per il Bayern Monaco e aver guidato l'under 17 dei bavaresi, ha avuto un periodo come vice della prima squadra, prima di provare l'avventura da allenatore professionista, fallendo però alla prima esperienza sulla panchina dell'Altach nella Bundesliga austriaca, quando è stato esonerato a marzo, dopo che la squadra era sinistramente vicina alla retrocessione.

Ancora senza panchina proprio da marzo dello scorso anno, il giocatore oggi è stato intervistato dal portale tedesco tz.de proprio in merito alla sua esperienza da calciatore e di come abbia plasmato il suo io allenatore, rievocando anche le sue esperienze in biancoceleste. "Durante la mia carriera, Thomas Müller e Toni Kroos, ad esempio, facevano delle videochiamate poco prima di partite importanti. La cosa positiva è che entrambi sono sempre stati in grado di offrire prestazioni al top, proprio come me. Ognuno affronta queste situazioni in modo diverso. Ma non era niente in confronto ai miei cinque anni in Italia: lì avevamo allenatori come Edi Reja, a cui era ancora concesso un bicchiere di vino il giorno prima della partita. Ne ho parlato anche con Paul Breitner: era la stessa cosa ai tempi del Real. Era normale, eppure tutti i giocatori hanno dato risultati. Se riesci a premere l’interruttore ed essere totalmente concentrato, allora tutto funzionerà. Al giorno d'oggi diventa sempre più difficile essere all'avanguardia quando si tratta di performance e rigenerazione e bere una birra o due e divertirsi".

Non solo le esperienze in campo, l'ex attaccante ha raccontato di come gli allenatori incontrati nella sua esperienza laziale lo abbiano aiutato a forgiare la sua personalità in panchina. I nomi di Pioli, Petkovic e Inzaghi l'attaccante li accosta a Van Gaal e altri degli allenatori che ha avuto in carriera. "Come allenatore, Van Gaal era già uno dei migliori. Mi ha impressionato il modo in cui vedeva il calcio, il suo possesso palla e la cura dei dettagli. Rehhagel è stato il mio primo allenatore. Rispetto a Van Gaal era una scuola semplice, ma era anche buona ed è stata ben accolta dai giocatori perché avevamo una certa libertà. Schaaf mi ha influenzato anche con il suo modo di pensare offensivo, con il pressing e le vittorie con palla alta. Anche Hitzfeld è stato fantastico. Penso anche a Kurt Jara o Eric Gerets a Kaiserslautern. Aveva una mano dura. La parola controllo dello stress non c'era nemmeno nel dizionario... Anche alla Lazio ho avuto grandi allenatori con Pioli, Petkovic e Simone Inzaghi. Non posso individuare nessuno nello specifico. Ho copiato qualcosa da molti e ho trovato per me un buon mix che sia autentico".

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