Lazio, Tudor si dimette come Sarri: ora è caccia al sostituto
Il tecnico croato saluta dopo poco più di due mesi, Baroni candidato numero uno per la panchina biancoceleste
Roma, 6 giugno 2024 – Si pensava di aver trovato la guida perfetta per il nuovo ciclo laziale, ma la realtà è che il matrimonio tra l'Aquila e Igor Tudor è già arrivato ufficialmente al termine. Un comunicato atteso da tutto l'ambiente con quel sentimento di sospensione tipico di chi aspetta una notizia macabra, in questo caso l'addio dell'allenatore che tanto bene ha fatto nel finale di stagione come leader tecnico laziale. Ecco il comunicato intero emerso sul sito del club: “La S.S. Lazio comunica che Igor Tudor ha rassegnato le proprie dimissioni da responsabile della prima squadra. La Società ringrazia il tecnico per il lavoro svolto, augurando le migliori fortune personali e professionali”.
Nessun esonero, nessun allontanamento o risoluzione consensuale, proprio come Maurizio Sarri anche Igor Tudor sceglie la via delle dimissioni, lasciando così sul piatto il suo secondo anno di contratto, dal valore di 2,5 milioni di euro netti. È la fotografia perfetta del momento Lazio, dove dopo l'addio di Igli Tare l'estate scorsa, si è ancora a caccia di trovare un nuovo equilibrio con Angelo Fabiani ds e la nuova guida tecnica. Con il croato si pensava di aver finalmente trovato chi avrebbe potuto condurre al meglio la squadra biancoceleste, ma gli attriti con la società sulla costruzione della rosa si sono dimostrati evidentemente insuperabili. La situazione relativa Kamada e il naufragio delle trattative per la sua conferma è stata solo la goccia che ha fatto traboccare un vaso già pieno, per un allenatore che chiedeva una rivoluzione, complice anche uno stile di gioco molto diverso da quello di Sarri, per cui questa rosa era stata costruita.
Se però Igor Tudor è stato spinto molto alle dimissioni dalla mancata unità di intenti con la società, la realtà è che non è mai scoccata la scintilla dell'amore né con lo spogliato, né con il tifo. I mal di pancia di Luis Alberto, spiattellati alla stampa dopo il successo con la Salernitana per mezzo dell'intervista post-partita di Dazn. Segnali di uno spogliatoio che non ha mai abbracciato a pieno la nuova guida tecnica, rendendo così necessario l'ennesimo cambio in panchina degli ultimi mesi. Se a questo si aggiunge anche il durissimo striscione della Curva Nord nei confronti dell'allenatore croato (dove veniva definito uomo di m...) ecco che si hanno tutti le carte perfette per un divorzio oggi ufficiale e che forse non scontenta nessuno.
Ora a Formello è caccia al sostituto con un nome in testa alle preferenze di Fabiani e Claudio Lotito. Marco Baroni al momento è il favorito per la panchina laziale, un nome scelto dal ds biancoceleste che alla piazza al momento suona però come pesante downgrade rispetto ai profili di Sarri e Tudor, tanto da scatenare sui social l'hashtag "NoBaroni" a simboleggiare l'opposizione del tifo capitolino alla scelta dell'ex allenatore di Lecce e Verona. L'obiettivo è quello di accelerare quanto prima le trattative per portare a Roma il nativo di Firenze, bruciando così sul tempo la concorrenza di Monza, Cagliari e Udinese. Insomma una concorrenza diversa da quella cui è abituata la formazione romana, che fa pensare a un ridimensionamento delle ambizioni di questa squadra. Altri nomi per la panchina porterebbero a Paulo Sousa e l'ex laziale Sergio Conceiçao, fresco di addio al Porto, ma questi due profili sono al momento molto lontani dalla possibilità di sedere sulla panchina biancoceleste.
Chi è Baroni? Il candidato numero uno alla panchina laziale
Morto un Papa, se ne fa un altro, funziona così dentro le mura del Vaticano e anche dietro a quelle del centro tecnico di Formello. Salutato Tudor per le dimissioni rassegnate dal tecnico croato, ora è Marco Baroni il candidato numero uno alla panchina della Lazio. Nato a Firenze nel 1963, l'ex difensore ha una carriera di tutto rispetto da giocatore, dove ha goduto dei fasti di gloria nel Napoli di Diego Armando Maradona, vincendo lo scudetto con i partenopei nel 1990 e la seguente Supercoppa italiana. Oltre a questo tanti anni vissuti tra Serie A e Serie B, vestendo anche la maglia della Roma, come tanti protagonisti dei colori biancocelesti, oltre a quelle di Ancona, Bologna, Fiorentina, Lecce, Monza e Udinese in ordine sparso, prima di chiudere la carriera all'alba del nuovo millennio, dopo aver riportato tra i professionisti la Rondinella Marzocco, società dilettantistica della provincia di Firenze.
Proprio alla Rondinella comincerà la propria carriera da allenatore nella stagione 2000-01, salvando la squadra nel campionato di Serie C2. È l'inizio di una lunga gavetta, che gli vedrà cambiare squadra ogni anno, scalando poco alla volta le gerarchie del campionato italiano. Montevarchi, Carrarese e Sudtirol sono le successive case del tecnico fiorentino, prima di salire in C1 dove per un breve periodo guiderà l'Ancona tra dicembre 2006 e marzo 2007. Salto al 2009 dove per un mese circa è allenatore del Siena in Serie A, il suo primo confronto con il massimo campionato, prima di tornare in Lega Pro dove guiderà la Cremonese. Seguirà poi tanta Serie B con Virtus Lanciano, Pescara, Novara e Benevento. In Campania il tecnico realizzerà qualcosa di unico con le Streghe, trascinandole dopo una stupenda cavalcata ai playoff, alla prima storica promozione in Serie A, dove però collezionerà 9 ko in altrettante partite del massimo campionato.
È ancora una volta il momento di ripartire per Baroni: Frosinone prima e Cremonese poi sono le sue destinazioni, prima della Reggina e infine del Lecce, dove riuscirà a riportare i salentini nel massimo campionato italiano, salvandoli poi la stagione successiva, mostrando una formazione che sa divertire in campo e ottenere risultati, nonostante le risorse economiche ridotte. È il trampolino di lancio del tecnico dopo tanta gavetta, prima di questa stagione folle con il Verona, dove porta alla salvezza la formazione scaligera, nonostante sia stata completamente rivoluzionata a stagione in corso.
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