Assente (per ora) giustificato. Ibrahimovic, silenzio assordante. Non va a Milanello da tre settimane dopo le divergenze con l’ad Furlani
Fin qui lo svedese ci ha messo spesso la faccia, nella buona e nella cattiva sorte, esponendosi anche troppo. Al suo ritorno (forse oggi) bisognerà capire se Zlatan sarà ricollocato in una nuova posizione o depotenziato.

Fin qui lo svedese ci ha messo spesso la faccia, nella buona e nella cattiva sorte, esponendosi anche troppo. Al suo ritorno (forse oggi) bisognerà capire se Zlatan sarà ricollocato in una nuova posizione o depotenziato.
C’è e si vede. Poi c’è, ma non si vede. Ora non c’è e non si vede. Almeno fino a ieri. I giorni del nuovo Milan, i non-giorni di Zlatan Ibrahimovic: assente (in)giustificato. Influenza, filtra ufficialmente. Calo d’influenza, c’è chi traduce malignamente. In attesa del nuovo capitolo. Avrebbe potuto essere ieri (quando è peraltro rientrato in gruppo Gimenez) il giorno del ritorno dello svedese a Milanello. Potrebbe invece essere oggi, a 48 ore da Napoli-Milan, a tre settimane dall’ultima apparizione. Mercoledì, al centro sportivo rossonero, si è presentato Giorgio Furlani, in compagnia di Geoffrey Moncada. L’ad ha salutato i giocatori e parlato con Conceiçao, come faceva Ibra nel recente passato, amplificando l’assenza del senior advisor di RedBird, in un momento nel quale gli equilibri sembrano decisamente pendere verso il lato Elliott.
Riepilogo: Ibra con Cardinale a colloquio con i candidati alla futura direzione sportiva, soprattutto Fabio Paratici e Igli Tare; Furlani a colloquio con Cardinale; Furlani a colloquio con i ds, soprattutto l’ex Juve e l’ex Lazio. Insomma: aria quanto meno da equilibri mutevoli, dinamici. Zlatan, fin qui, ci ha spesso messo la faccia: nella presentazione estiva di Fonseca, in quella invernale di Conceiçao, in quelle di quasi tutti i nuovi acquisti (con Abraham, Furlani). Non solo: ha parlato negli spogliatoi con la Supercoppa appena conquistata, ha parlato poco dopo l’addio alla Champions. Nella buona e nella cattiva sorte. Si è esposto, forse troppo: vedasi l’intervista a Gq, quella del "non è più un one-man show" e del "team-work" che ora traballa. "Capitolo due", l’aveva battezzata sui social: sparito anche da lì.
I nodi al pettine sono diversi: su tutti, quanto conterà nella scelta del ds e quale sarà il suo ruolo con l’arrivo di un nuovo direttore. "Io sono il boss", aveva spiattellato in televisione. "Una battuta", aveva poi specificato in retromarcia. Marcia mai ingranata con Milan Futuro, dalla staffetta Abate-Bonera (a cui è stato affiancato Tassotti, rimasto ora con Oddo), alla scelta del responsabile Jovan Kirovski (conosciuto nell’esperienza a Los Angeles). Qualche gioiello è sì sbocciato, su tutti Jimenez, ma ora la squadra è all’ultimo posto: altro nodo al pettine. Magari inizierà a scioglierne qualcuno oggi, Ibra, nel giorno in cui dovrebbe fare ritorno a Milanello. Per dare un segnale della sua presenza alla squadra. Per fare anche lui, come Furlani e Moncada, quadrato attorno al gruppo che si gioca il futuro tra Napoli e il derby di andata in semifinale di Coppa Italia. Bivio Milan, bivio Ibrahimovic: ricollocato in una posizione riveduta e corretta nel nuovo Diavolo. O depotenziato.
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