Crollo Milan, il club ora è spaccato. Cardinale e Ibra contro Furlani

La crisi scatena la bufera, al centro il mancato arrivo estivo di Conte. E domani a San Siro c’è la Lazio

di GIULIO MOLA
1 marzo 2025
Zlatan Ibrahimovic, 43 anni, Senior Advisor della proprietà del Milan

Zlatan Ibrahimovic, 43 anni, Senior Advisor della proprietà del Milan

e Luca Mignani Non basta la sconfitta di Bologna, piove sul bagnato e la società si spacca: bufera Milan. Da una parte il numero uno di RedBird e proprietario Gerry Cardinale e il suo senior advisor Zlatan Ibrahimovic, dall’altra l’ad Giorgio Furlani appoggiato da Elliott (con cui RedBird ha raggiunto un nuovo accordo il dicembre scorso sul vendor loan legato all’acquisto del club, allungando i tempi per la restituzione della somma complessiva al 2028). Il passato sembra ritornare, come ai tempi del conflitto tra Barbara Berlusconi e Adriano Galliani che si era chiuso con l’addio dopo 25 anni dell’ad. Ancora forti tensioni in società che aumentano anche il nervosismo all’interno della squadra.

Frattura netta: uno dei motivi di discussione è il mancato arrivo di Antonio Conte quest’estate. Che entrambe le parti si rinfacciano. Frattura che si riflette sulla squadra (aumentandone il nervosismo) e coinvolge anche altre componenti della comunicazione. Difficile, ad esempio, non pensare all’intervista recente con le parole, meno recenti, di Ibra: "Tutti parlano di noi, significa che stiamo facendo qualcosa di grande". In questo contesto ieri Pier Donato Vercellone, capo della comunicazione rossonera, ha comunicato che lascerà il club entro fine settimana, nonostante il presidente Paolo Scaroni e Furlani lo abbiano invitato a restare. Clima rovente anche fuori. Continua la contestazione della Sud che ieri ha esposto uno striscione a Casa Milan e a Milanello: "Andatevene tutti: indegni". E ancora: "Ad esclusione dei soliti che danno l’anima mandando avanti la baracca da inizio stagione, gli altri tutti complici di questo disastro", il messaggio social. Nodi al pettine e altri cambiamenti in vista. Ciò che non cambia è la classifica: il Milan era ottavo a fine dicembre, con Fonseca, a -8 dal quarto posto. Idem oggi, con Conceição e dopo il mercato.

Tutto storto, perché storta è la radice. Dall’assist di polso di Fabbian, al bis: "La palla era uscita", Conceição dixit. Dall’esultanza del sindaco di Bologna Matteo Lepore ("la risposta migliore alla prepotenza", con riferimento alle proteste da via Aldo Rossi per il rinvio di ottobre), all’umore di Conceição: "Se la società mi dice che non servo più, vado senza chiedere un euro in più". Fiducia comunque confermata. A tempo, s’intende. Tanto che si è sparsa la voce traghettatore, in caso di altri tonfi: Mauro Tassotti, da qualche settimana nello staff tecnico di Milan Futuro. E domani, alle 20.45 a San Siro, c’è la Lazio.

Voce smentita, in giorni in cui gli spifferi coinvolgono tutto. A partire dalla direzione sportiva e dai contatti con Fabio Paratici. Per ora Conceição, ancora senza Walker, proverà a risollevare la squadra. Leao ha provato a dare la carica: "Siamo noi giocatori i colpevoli. Champions? Ci credo ancora, ovvio". Intanto, il Milan si spacca.

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