Il ritorno di Ibra tra il rumore dei nemici. Zlatan a Milanello dopo tre settimane
L’influenza è alle spalle, arriva la sfida contro il Napoli di Lukaku e Conte: da avversari sono sempre state scintille

Zlatan Ibrahimovic, 43 anni, è tornato dopo un’assenza di tre settimane
Ritorno al futuro. "Ibracadabra" è tornato. Dopo tre settimane: a causa di una brutta influenza, ufficialmente. E di calo d’influenza, malignamente. Sim sala bim, comunque: riapparso quasi come per magia, a scacciare indirettamente l’inevitabile dietrologia che da tempo grava sulle spalle di Zlatan, di Conceiçao, della società, tutti coinvolti ed esposti al dinamismo dei numeri (sul campo) e delle scelte (fuori). Il recente passato fatto di tappe tra Londra, New York, Dubai, Milano: i colloqui tenuti da Ibrahimovic e da Cardinale con i potenziali ds del futuro, soprattutto Tare e Paratici; il colloquio tra Furlani e Cardinale; i colloqui tra Furlani e soprattutto Paratici e Tare, in un apparente equilibrio-squilibrio societario sbilanciatosi dal lato RedBird al lato Elliot. Mercoledì, poi, la visita dello stesso Furlani a Milanello, ad amplificare l’assenza di Ibrahimovic.
Ieri, quella di Zlatan, tornato anche sui social per consigliare una serie tv che tratta di un colpo da milioni di corone in Svezia. Indizio o segnale, lo dirà il tempo. Che stringe. Un giorno all’incrocio chiave per la rincorsa alla Champions a Napoli. Quattro al derby d’andata in Coppa Italia, con pass per la Supercoppa (in caso di finale) e per il secondo titolo stagionale (in caso di arrivo al traguardo) con tanto di biglietto quanto meno per l’Europa League. In un momento del genere, messa alle spalle l’influenza, Ibrahimovic non poteva mancare. Ora che il rumore dei nemici è sempre più forte. Due nemici, soprattutto: Antonio Conte e Romelu Lukaku. Il primo era stato accostato al Diavolo già l’anno scorso. E acclamato dai tifosi: la raccolta firme (più di diecimila) contro Lopetegui era stata poi intitolata proprio "Con-te".
"Cercavamo un allenatore, non un manager. Non rientrava nei nostri criteri", Ibra dixit. E Conte, tutt’ora accostato al Milan: "Sì, mi considero un manager. Tecnico, gestionale, in allenamento, voglio avere voce in capitolo: qui a Napoli lo sanno benissimo, magari da qualche altra parte crea fastidio" . Poi, Lukaku: anche il belga era stato accostato al Milan in estate, prima dell’arrivo di Morata. Quel Lukaku con cui c’erano state scintille, in campo, in un derby di Coppa Italia. Ai tempi dello United, invece, una scommessa: "50 sterline per ogni stop giusto", la frase attribuita allo svedese nei confronti di Big Rom. Domani, ritorno al futuro. Anche per Conceiçao. Il suo debutto con gli scarpini ai piedi, in Italia, proprio contro la Juventus di Conte, anch’egli calciatore allora: Supercoppa, gol di Sergio al 90esimo e titolo ai biancocelesti. Tutt’altra storia, il 5 maggio 2002: Conceiçao torna all’Olimpico da avversario, in maglia Inter, e frana. Antonio, a Udine, esulta per uno scudetto vinto all’ultima curva. Tutt’ora, Conte, si gioca il primo posto. Conceiçao, la conferma. Ibrahimovic, come il Milan, il futuro.
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