Milan, dalla festa ai fischi. Ibra e squadra contestati. Sorride solo l’ex Vieira
La celebrazione per i 125 anni rossoneri s’infrange sullo 0-0 con il Genoa. I tifosi si scagliano contro la società. Fonseca: "La squadra ha dato tutto".
La montagna partorisce un topolino. Le luci, a San Siro, sono solo per le leggende del passato, in una cerimonia comunque tiepidina. Lo sfogo post Stella Rossa sembrava destinato ad accendere la miccia. Invece è restato tale. Anzi, il Milan fa peggio che in Champions: non vince, non segna, scivola ad un abissale -14 dal primo posto. Hai voglia a dire: "Credo ancora nello scudetto. Certo, è più difficile. Ma ci credo", come fatto dal tecnico alla vigilia. Non solo: -8 dall’Europa nobile, fuori da quella minore. L’atteggiamento chiesto a gran voce non si vede. Si sente invece la rabbia dei tifosi: "Ci avere rotto il c...o". Forte e chiaro nel recupero. E ancora: "Noi non siamo americani, questa società non ci merita". E pensare che si parte con le celebrazioni per i 125 anni. Dagli applausi e ai cori per Van Basten e Inzaghi, entrati nella Hall of fame come Baresi e Shevchenko (assente per motivi personali), ai fischi per Ibrahimovic. Lo svedese tira dritto: "Vogliamo continuare a fare la storia. Fonseca vuole una reazione, la società è d’accordo con lui". E sull’esclusione di Theo Hernandez: "Stessa situazione di Leao qualche settimana fa. Theo è tra i più forti al mondo nel suo ruolo, vogliamo che sia al top". Al suo posto il gioiellino Jimenez (19 anni, prelevato dal Real), più avanti Liberali (17 anni, quarto titolare più giovane di sempre rossonero) che Costacurta aveva battezzato ’il piccolo Foden’. Promesse, scelte pesanti, in una notte al profumo di storia, nella quale sfilano leggende come Gullit e Rijkaard sul prato di San Siro. Altra musica, all’inizio. Tutt’altro che assordante contro il Genoa dell’ex Vieira che fondamentalmente aspetta, temporeggia, non scopre il fianco. Il Diavolo lavora proprio su questo, portando palla da una parte all’altra del campo. Passaggi: sì. Ritmo: nì. Fiammate: no. Giusto qualche allungo di Jimenez, o qualche gioco di prestigio di Leao. Pochino per una serata di gala che prova ad accendersi di colpo. Abraham e Chukwueze sprecano però ciabattando grossolanamente fuori i suggerimenti ben più affettati di Reijnders e Jimenez. Il momento del té arriva alla svelta, i 70.078 di San Siro non si scaldano nemmeno quando Fonseca pesca dalla panchina il recuperato record Morata che pur suona la carica. Non basta a forzare la retroguardia rossoblù, il portoghese inserisce anche Camarda. A salire di tono però è soprattutto Reijnders, ma Morata spreca tre volte (con una traversa). Finisce, tra i fischi a società e squadra, una festa amarissima. Fonseca però stavolta difende il gruppo: "Ho visto voglia di vincere e gioco di squadra, siamo stati aggressivi, abbiamo fatto più di venti tiri. I tifosi li capisco, ma credo che tutti possano vedere che la squadra ha dato tutto".
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