Milan, la colpa non è solo di Fonseca. La dirigenza tace,i giocatori devono reagire

Il tecnico si prende le sue responsabilità dopo l’ultimo ko, ma per ora non è in discussione. Leao un problema più gestionale che tecnico

di GIULIO MOLA -
31 ottobre 2024
Milan, la colpa non è solo di Fonseca. La dirigenza tace,i giocatori devono reagire

Paulo Fonseca, prima stagione alla guida del Milan

La prima domanda che tanti tifosi rossoneri (e non solo loro) si sono posti martedì sera uscendo da San Siro è un ritornello già sentito: "Ma perché in estate il Milan non ha preso Antonio Conte?". La seconda riflessione, figlia sempre della sconfitta degli uomini di Paulo Fonseca contro la capolista è stata ancora più pungente: "Con la squadra già a -11 (pur con l’asterico) dalla vetta sembra essere tornati ai tempi di Giampaolo. Quali sono gli obiettivi realistici?". Tralasciando poi varie questioni di natura tecniche, sul perché dell’ennesima esclusione di Leao passando alla fragilità difensiva, fino alla necessità di rimettere in campo tutti i migliori mettendo una pietra sopra eventuali “conflitti“ personali.

Quesiti a cui avrebbero potuto e dovuto rispondere proprietà o dirigenza, ma purtroppo, proprio nel momento più negativo dall’arrivo degli americani di RedBird a cui i tifosi continuano a ripetere che risparmiare non porta a vincere, nessuno si è voluto esporre davanti ai microfoni per parlare dei problemi della squadra, della posizione dell’allenatore e delle strategie di mercato per gennaio. Il faccione, come quasi sempre è accaduto, lo ha messo Fonseca (prendendosi le responsabilità ma senza rinnegare le scelte). E accanto a lui un campione, ma soprattutto un leader come Alvaro Morata. Non ci sono stati affollamenti di alcun genere nella zona interviste. Nessuna traccia di Cardinale, Scaroni, Furlani e Ibrahimovic. Eppure sentire (anche) la loro voce sarebbe stato importante per tutto l’ambiente.

E invece dopo la sconfitta di domenica sera di un Milan in piena emergenza, spolpato da infortuni e squalifiche (Gabbia e Abraham, ma pure Theo e Reijnders) cui si sono aggiunte scelte tecniche (fra i bocciati non solo Leao ma pure Tomori e l’ormai ex capitano Calabria) ma pure vittima dei propri errori spesso dovuti anche a mancanza di concentrazione (indispensabile quando hai di fronte gente di grandissima qualità), la classifica è tremenda. Siamo solo a fine ottobre ma i rossoneri sono lontano undici punti dal primo posto, hanno il 30% di sconfitte (5 su dodici partite disputate nella stagione) e contano già undici gol subìti in nove gare. Cambiano gli uomini ma non il rendimento, soprattutto per quel che riguarda il reparto arretrato, e questo non è un bel segnale.

A questo aggiungiamo che l’ultima sconfitta è arrivata contro una squadra allenata da Antonio Conte, colui che resta il grande rimpianto della tifoseria milanista. Sarà stato anche ingombrante e difficile da gestire ma visto quel che accade a Milanello ancora oggi appare maggiormente incomprensibile la scelta di non affidarsi al tecnico salentino. Ibrahimovic, così raccontano quelli che frequentano il quartier generale dei rossoneri, voleva un allenatore che facesse un calcio dominante: è stato preso Fonseca, che finalmente ha vinto un derby giocando molto bene, ma per il resto quell’idea di gioco si è vista solo a sprazzi con Lecce, Torino e Bruges. e diciamo in parte col Napoli. Comunque troppo poco. Tant’è che domenica il Conte Max ha lasciato il possesso (61%) al collega ma si è preso il risultato con personalità e solidità. Le assenze non possono essere un alibi e nè serve aggrapparsi alle occasioni mancate. La verità, e lo si è capito a San Siro, che il Napoli ha fatto in estate ciò che avrebbe dovuto fare il Milan: ha preso un eccellente allenatore e investito decine di milioni su calciatori di assoluto livello. I risultati si vedono.

Non solo. In soli due mesi e mezzo Fonseca si è trovato (da solo) nelle turbolenze dello spogliatoio a dover gestire campioni “ribelli“ e capricciosi (qualcuno probabilmente pure scontento) ma che oggi deve necessariamente recuperare per il bene della squadra. Per rilanciarsi in campionato e risalire la china in Champions al Milan servono tutti i calciatori, soprattutto i migliori. E infatti già sabato sera a Monza si rivedranno in campo dal primo minuto Leao e Pulisic, ma pure Tomori e Theo Hernandez e ovviamente Reijnders a centrocampo. Serve la svolta. Serve il vero Milan. Senza fare tabelle ma pensando a partita dopo partita. Fonseca ci crede, però ora non deve sbagliare..

Continua a leggere tutte le notizie di sport su