Milan, la dura legge del caos. Conceição tra tensioni e smentite: "Sono un leader, pago io gli errori»
Vigilia tesa per la gara di Lecce (18), il tecnico promette all’ex portavoce un seguito legale per le frasi diffuse. Bondo pronto all’esordio, Leao e Joao Felix in panchina: il Diavolo piombato al nono posto prova a rialzarsi.

I tifosi rossoneri scaldano il clima con bandiere e fumogeni
Non c’è confine, né fine, per ora: crisi, di fatto e a dir poco. Su sempre più punti, con sempre meno punti. Lontano da Milano i colloqui Cardinale-Ibrahimovic e Cardinale-Furlani: sui due distinti tavoli, i futuri equilibri rossoneri. Quelli presenti, intanto, sempre più per aria. Con Cardinale che, ieri, ha parlato. Ma non di Milan. Invitato al convegno “Costruire imperi sportivi con un taglio imprenditoriale“ ha citato il Liverpool come "esempio, la gente dovrebbe prenderne nota: compromesso tra lato sportivo, business e proprietà".
Con Conceição che, sempre ieri, di fatto, si è visto costretto anche a smentire, in pratica, se stesso. Ossia Francisco Empis, suo (ex, dopo aver ritrattato ed essersi dimesso) portavoce: aveva riferito il malcontento del tecnico su tante, troppe questioni. Ossia: funzionamento di Milanello, comunicazione con la proprietà, supporto della dirigenza, poca chiarezza dai piani alti al campo mercato compreso, scarso impegno dei giocatori chiave, preparazione atletica.
"Tutte cattiverie. Siamo stati qui tutti i giorni in settimana con Ibra e Moncada. Quel signore in sede legale risponderà di quel che ha fatto e del perché. Non so se sia stato pagato da qualcuno". All’attacco, il portoghese. Per difendere (la società) e difendersi: "Sacchi due mesi fa mi aveva definito un grande allenatore, ora mi "spacca" tutti i giorni e non mi risponde. Ma l’Arsenal che ha battuto 7-1 il Psv in Champions è lo stesso con cui sono uscito solo ai rigori l’anno scorso".
Rilancia, ribatte, riavvolge il nastro, l’ex Porto. Consapevole, come sempre e anche di più, di avere le spalle al muro: "Inzaghi dice che l’Inter può vincere tre titoli, noi due nonostante la stagione negativa. E col Feyenoord, con un’altra mentalità, sarebbe andata diversamente. In Supercoppa sono stati giorni incredibili, poi si è persa quell’anima: episodi, espulsioni, errori nostri, errori miei".
Tocca guardare avanti. Alla partita di oggi al Via del Mare, alle 18, contro il Lecce. E a una classifica che dice nono posto, a -11 dal quarto, a -6 dal sesto.
"Sono un vincente. Sgrido, correggo in ogni caso, anche i miei figli nelle partitelle a casa, figurarsi al Milan che per me è un sogno. Qui ci sono problemi grandissimi a tutti i livelli. Pagheranno i big? Sono io il leader, sono io che pago".
Di fatto si va verso una nuova rivoluzione. In campo, intanto: al netto delle assenze di Maignan e Pavlovic per squalifica, verso la panchina pedine come Fofana, Leao, Joao Felix, ad esempio. Ballottaggi Musah-Sottil e Gimenez-Abraham, tra gli altri.
Anche il sistema di gioco (una settimana fa Conceição aveva ventilato la difesa a tre) potrebbe cambiare. Quello che deve cambiare di sicuro è "l’atteggiamento. La base c’è. Ma è difficile spiegare il primo quarto d’ora con la Lazio: dopo pochi minuti non puoi essere stanco, magari lo sei di un ambiente difficile. Alti e bassi. Qui comunque c’è gente che ha dimostrato di poter fare la differenza".
Passato, ma conta più che mai il presente. Unione d’intenti dichiarata, altri concetti smentiti. Nodi al pettine. E in attesa di nuovi equilibri (in primis il ds, Tare e Paratici in corsa su tutti) un’altra stecca riaprirebbe scenari ancora più cupi di quelli attuali.
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