Crisi Milan, Cardinale e Furlani a Milanello. Pioli (per ora) non rischia l’esonero
Dopo la sconfitta con il Borussia due ore di confronto con l’allenatore rossonero che non è l’unico responsabile del delicatissimo momento
Milano, 29 novembre 2023 – Day after ad alta tensione a Milanello dopo la fragorosa caduta contro il Borussia Dortmund che riduce al lumicino le speranze dei rossoneri di qualificarsi agli ottavi di finale di Champions League. Dopo il ko con i tedeschi sul banco degli imputati c’è finito Stefano Pioli (nel 2023 quindi le partite perse), e non è la prima volta che succede in questa travagliata prima parte della stagione.
Sulla graticola
Le critiche (in particolare quelle “social“) sono soprattutto verso l’allenatore, ma è evidente che le responsabilità sono più ampie. Perché oggi si pagano gli errori dell’estate, dal mercato in cui non si è pensato di prendere una vera alternativa a Giroud in attacco alla preparazione atletica che deve far riflettere alla luce dei 26 infortuni (in gran parte muscolari) che si contano sino ad oggi e da attribuire a tutta la catena organizzativa (ovvero il coordinamento tra le varie aree: medici, preparatori, fisioterapisti, Milan Lab). Senza dimenticare che l’organigramma è stato lasciato colpevolmente vuoto nella posizione che era occupata da Paolo Maldini.
Il vuoto
Aspettando il ritorno di Zlatan Ibrahimovic a Milanello (ancora non si sa in quale ruolo) manca ad oggi una figura capace di far da collegamento fra lo spogliatoio e l’esterno e supportare la squadra più in alto dell’allenatore togliendogli al contempo pressione. Non hanno queste caratteristiche (di certo non per propri demeriti) Geoffrey Moncada (ottimo talent scout) e Giorgio Furlani (eccellente manager) che non aveva mai avuto un’esperienza dirigenziale nello sport e ha cominciato da amministratore delegato del Milan. Di questo e tanto altro si è parlato ieri nel quartier generale del Milan dove si è già ripreso a lavorare in vista del prossimo delicatissimo appuntamento casalingo, ovvero l’anticipo di sabato sera contro il Frosinone.
Al lavoro
All’allenamento erano presenti anche Gerry Cardinale (che ha rimandato la partenza) e lo stesso ad Furlani. «Visita della proprietà programmata già da tempo», fanno sapere da Casa Milan. Un “evento“ comunque, visto che quando il numero uno di RedBird ha in gestione il Milan, era successo soltanto una volta: il 4 settembre 2022, ovvero pochi giorni dopo il passaggio di consegne da parte di Elliott. Ma il faccia a faccia con l’allenatore assume ancor più importanza alla luce degli ultimi eventi. Cardinale non ha preso bene la sconfitta con il Borussia. E a fine match era irritato anche per il nuovo infortunio, quello che costringerà Thiaw a restare lontano dal campo per diverse settimane. Le due ore di ieri in tal senso sono state un momento di confronto e di analisi sulla situazione complicata della squadra, sui motivi che ne hanno abbassato le performance e sulle soluzioni per mettervi mano in tempi rapidi. Se andare avanti in Champions era uno degli obiettivi stagionali del Milan (importante come la partecipazione alla prossima manifestazione, visto che entrare nell’Europa che conta garantisce come minimo 50 milioni), come il presidente Scaroni e l’ad Furlani avevano dichiarato alla vigilia del match coi tedeschi, ora la sconfitta di martedì sera, che di fatto compromette la qualificazione agli ottavi, mette però l’allenatore in seria difficoltà. Se è vero che i rossoneri devono reagire immediatamente già dalla prossima partita (e provare comunque a restare nei tornei continentali, magari in Europa League), è anche vero che ultimatum veri e propri al tecnico non ce ne sono. Per ora. Ma un altro passo falso pure con la formazione guidata da Di Francesco, rivelazione del campionato, riporterebbe Pioli sulla graticola, riproponendo i dubbi che già aleggiavano dopo la striscia di quattro giornate senza successi.
La sintesi Dunque, l’allenatore oggi non si tocca, vero, ma bisogna navigare a vista. Perché altri tonfi così fragorosi potrebbero mettere in serio imbarazzo la società. E’ anche vero che, al momento, non ci sono grandi alternative e in pochi fra gli allenatori liberi sarebbero disposti a prendere la squadra in corsa. Fra questi Andriy Shevchenko, che è stato proposto al club da alcuni intermediari come possibile allenatore fino al termine della stagione. Un profilo, quello dell’ex Pallone d’Oro rossonero, che non convince la Proprietà. Stesso discorso vale per Roberto Donadoni, che pure si è offerto come traghettatore senza però ricevere riscontri dai piani alti di via Rossi. Potrebbe esserci una clamorosa soluzione “interna“ in caso di necessità, ovvero la coppia formata da Abate (tecnico della Primavera) e Ibrahimovic. Ma al momento resta solo una suggestione. Di sicuro si guarda già alla prossima estate per l’inizio di un nuovo ciclo in panchina. Il sogno è ovviamente Antonio Conte, attualmente disoccupato. Il tecnico salentino, reduce dall’esperienza col Tottenham e cercato invano anche dal Napoli, ha messo però la Juventus davanti a tutto. Vuole aspettare ma non troppo, per cui un’ipotesi Milan (nel maggio del 2014 Conte fu per una settimana allenatore “in pectore“ dei rossoneri) resta in piedi anche se c’è il nodo ingaggio. Ecco allora che si va su altri profili, anche più giovani. Per esempio Italiano, allenatore della Fiorentina Italiano, ma pure De Zerbi (per liberarlo dal Brighton,però, va pagata la clausola di 15 milioni). Credibile è affidabile è il nome di Thiago Motta, ancor di più quello di Raffaele Palladino, che sta facendo benissimo a Monza ed è seguito pure dala Juventus. Fra le piste straniere una su tutte: Graham Potter, che per RedBird sarebbe il profilo perfetto per la guida tecnica di un club che cerca un vero manager.
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