San Siro, il gelo e la rabbia. La Curva Sud vuota per 15’. Poi feroce contestazione che non risparmia nessuno

Migliaia di supporter entrano solamente a partita iniziata in segno di protesta. Cori contro la Proprietà ("Cardinale devi vendere") e fischi assordanti per tutti. Unico sussulto per il momentaneo pareggio ma il 2-1 laziale ammutolisce lo stadio.

di GIULIO MOLA
3 marzo 2025
Migliaia di supporter entrano solamente a partita iniziata in segno di protesta. Cori contro la Proprietà ("Cardinale devi vendere") e fischi assordanti per tutti. Unico sussulto per il momentaneo pareggio ma il 2-1 laziale ammutolisce lo stadio.

Migliaia di supporter entrano solamente a partita iniziata in segno di protesta. Cori contro la Proprietà ("Cardinale devi vendere") e fischi assordanti per tutti. Unico sussulto per il momentaneo pareggio ma il 2-1 laziale ammutolisce lo stadio.

“Solo per la maglia”. Uno striscione appoggiato sulla balaustra, al centro della Curva Sud desolatamente vuota accanto ad una bandiera dove era riprodotta la data di nascita del club. E uno stadio con parecchi vuoti da riempire (alla fine i presenti saranno 65mila). E’ quello che ha trovato ieri il Milan all’ingresso in campo. Dalla rabbia all’indifferenza (sciopero del tifo più “caldo“ durato quindici minuti), e poi dal silenzio si è passati ad una più fragorosa contestazione. L’ennesima. Ancor più feroce rispetto al recente passato, resa più amara dalla beffa finale. Nessuno è stato risparmiato, nel mirino in particolare i piani alti della società. E ovviamente la Proprietà, che allo stadio si fa vedere raramente. “Cardinale devi vendere, vattene...” lo slogan ripetuto da settimane e urlato anche ieri mentre la curva si riempiva. E ancora: “Questa Proprietà non ci merita”.

Sono sentimenti opposti quelli che si intrecciano nella mente e nel cuore dei tifosi, non solo quelli della Sud: amore per i colori rossoneri, delusione per l’atteggiamento di chi dovrebbe onorarli. La disaffezione è la naturale conseguenza. I supporter del Diavolo si sentono traditi, delusi, umiliati: dai calciatori (che ieri sera a lungo hanno avvertito il peso della pressione) ma ancor di più dalla dirigenza “spaccata” e impegnata in un antipatico “regolamento di conti“ interno nonostante le smentite di rito arrivate dall’ad Forlani: “Nessun caso con Ibrahimovic, siamo focalizzati per lavorare duro”. In realtà del mercato che verrà se ne stanno occupando Cardinale e lo svedese, tenendo a distanza proprio Furlani che oltre ad essersi occupato delle ultime trattative ha pure potere di firma. Un insieme di fattori che rendono l’atmosfera pesante. La protesta era stata annunciata già nelle ore successive alla sconfitta di Bologna, dove già i tifosi della Sud avevano esposto lo striscione rimesso ieri, con cori finali in cui si invitavano i calciatori a tirar fuori... “gli attributi“. Con la Lazio è stato tutto amplificato, Primi quindici minuti in un silenzio assordante e già qualche mugugno dopo gli iniziali tentativi degli ospiti, poi una lunghissima contestazione, con bordate di fischi al gol di Zaccagni e soprattutto alla fine del primo tempo. Fino alla gioia per il gol di Chukwueze dove tutti hanno esultato. Un’illusione durata pochi minuti

Il resto è da dimenticare. Le avvisaglie c’erano già state nel tardo pomeriggio di venerdì quando due striscioni con la stessa frase ("Andatevene tutti: indegni") erano stati appesi a Milanello e all’esterno di Casa Milan. Non solo critiche, ma un messaggio ancora più chiaro. Con il dissenso della Curva è arrivato pure quello dell’Associazione Italiana Milan Club: "Non chiedetevi il perché, c’è poco da spiegare: game over!!! Proprietà, società e squadra avete spento i nostri amati colori…ridate dignità alla squadra e restituiteci l’orgoglio rossonero!!!",

E lo stadio, dopo l’indifferenza iniziale ha sfogato la rabbia per una situazione che ormai si trascina da troppo tempo. Già sonnecchiava in estate il fuoco sotto la cenere, per le strategie discutibili della società (come la lunga telenovela sulla scelta dell’allenatore). Il 15 dicembre 2024, la sera di Milan-Genoa (0-0) e del centoventicinquesimo anniversario del club rossonero, esplose per la prima volta in maniera pesante il malcontento dei supporter. Festa rovinata. Il 20 dicembre a Verona nuova contestazione nonostante il successo, e lo stesso il 29 dicembre in occasione dell’ultima gara casalinga del 2024, con la Roma. Poi la “tregua“ di fine anno, “ammorbidita“ dall’arrivo di Conceição e dalla vittoria in Supercoppa. Ma i sorrisi si sono spenti prestissimo, dopo la dolce Epifania e un mercato scoppiettante. Da settimane fischi e cori accompagnano le imbarazzanti prestazioni dei rossoneri. La pazienza dei tifosi è finita. E l’orizzonte è a tinte scure.

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