Una sfida nella sfida. Cardinale contro Friedkin. Sogno americano fra affari italiani

Hanno entrambi cavalcato l’onda che ha travolto negli ultimi anni il calcio del Vecchio Continente. Il proprietario di RedBird ha pure investito 40 milioni per lo stadio, il suo collega vuole il primo trofeo

di GIULIO MOLA
11 aprile 2024
Dan Friedkin e Gerry Cardinale

Dan Friedkin e Gerry Cardinale

Milano, 11 aprile 2024 – La notte di gala meneghina in questo uggioso inizio di primavera Roma-Milan mette in palio un posto in semifinale di Europa League, che non sarà la Champions ma è pur sempre vetrina prestigiosa per chi viene da un altro calcio e ha fame di successi. Vincere un torneo continentale sarebbe motivo di vanto per Gerry Cardinale e Dan Friedkin, imprenditori made in Usa e investitori in Italia, forse più attratti dalle grandi competizioni internazionali che dalla serie A. Farsi largo in Europa ha soprattutto un valore economico, decisivo nello sviluppo dei rispettivi business. Così come lo sono gli stadi di proprietà (Cardinale ha già versato 40 milioni) dove entrambe pe proprietà a stelle e strisce sono in prima linea.

I due azionisti di maggioranza di Milan e Roma stanno ben cavalcando, secondo le rispettive ambizioni, l’onda statunitense che da qualche anno ha “travolto“ il calcio del Vecchio Continente (entrambi ereditano altre due proprietà a stelle e strisce, il fondo Elliott e James Pallotta). Certo, non bisogna paragonare i 10 miliardi di dollari di patrimonio gestito da RedBird con gli 11 miliardi di ricavi del gruppo Friedkin. Ma Cardinale e Friedkin mantengono un’impronta tipicamente americana: quindi il linguaggio non è quello dei moduli, del sentimento e delle polemiche, perché il loro è un calcio molto diverso, da Terzo Millennio. E che cerca di trovare un difficile equilibrio fra cuore e business. Tra rivoluzioni, trofei e metodi i due hanno anche la passione comune per il cinema, e infatti puntano alle intersezioni con lo spettacolo, la moda, i media, il turismo. In una parola, marketing, affari, profitti. Con bandiere da sventolare e coppe da alzare, se possibile.

L’obiettivo di entrambi è rendere le rispettive squadre sempre più competitive con attenzione ai conti: il profitto da 6 milioni del bilancio consolidato al 30 giugno 2023 assume un significato storico per il Milan perché l’ultima volta che i rossoneri avevano chiuso in utile era stato nel 2006 ( +2,5 milioni, grazie ai 42 della plusvalenza di Shevchenko al Chelsea). La collaborazione con Ibrahimovic potrà dare una mano sul fronte sportivo e infatti da quando Zlatan è riapparso a Milanello molto è cambiato. Dall’altra parte, invece, Friedkin (che nel 2020 acquistò il club per 199 milioni) è stato altrettanto deciso: ha cambiato la guida tecnica della squadra e ora vuol vincere. Da quando ha preso la Roma ha investito 900 milioni, e il primo obiettivo è entrare in Champions, da quale porta poco interessa.

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