Maldini e Pessina gelano Liverani. Palladino torna a sognare l’Europa

Due gol in cinque minuti nella ripresa inguaiano i campani. Il tecnico: "Bisogna pensare in grande come Berlusconi"

25 febbraio 2024
Maldini e Pessina gelano Liverani. Palladino torna a sognare l’Europa

Maldini e Pessina gelano Liverani. Palladino torna a sognare l’Europa

di Michael Cuomo

Dimentichiamo asterischi e calendari: una notte di fine febbraio il Monza se l’è regalata insieme a chi ha lo scudetto sul petto, il Napoli. La classifica dice 36, dice che la parte sinistra della classifica è agganciata, dice che guardare indietro fa sorridere mentre si fa finta di non guardare avanti. La realtà è che il Monza colleziona numeri da grande: Salernitana battuta nella bolgia dell’Arechi, cinque risultati utili consecutivi e il suo portiere non prende gol da 420 minuti e sta proprio in questo il segreto: due volte "no" del portierone a Dia, dall’altra parte Daniel Maldini, nel triangolo con Gagliardini, imbuca l’angolo lontano stappando un pomeriggio ingarbugliato. Questione di fiducia, e la fiducia nel calcio si guadagna sul campo: Palladino è di parola e non cambia una virgola della formazione che ha iniziato domenica scorsa contro il Milan. Panchina, quindi, per Bondo e Colombo che l’avevano decisa.

L’allenatore rischia di aver ragione pronti-via: sgroppata di Birindelli sulla destra, cross per la spaccata al volo di Djuric che si stampa sul palo. L’avvio monzese è forte: Pessina e compagni aspettano di capire le intenzioni dei padroni di casa per poi imporsi, così al 6’ serve un grande Ochoa per dire no a Izzo, che poi toglie dalla disponibilità di Pablo Marì un gol già fatto. L’exploit iniziale si presta alla reazione degli uomini di Liverani, che vanno a un polpaccio dal gol con Candreva: il muscolo è quello di Gagliardini, festeggiato come avesse segnato per aver deviato il destro dal limite del fantasista granata.

L’unico vero acuto di casa, poi è lo stesso centrocampista ad andare vicino al bersaglio grosso già in avvio di ripresa: ancora Ochoa si esalta a mano aperta. Sembrava la sua serata perfetta. Qui Palladino aveva già cominciato a divertirsi e divertire con lo scacchiere: dentro Bondo e avanzato Pessina, che già contro il Milan aveva dato grandi segnali alle spalle della punta. Djuric apparecchia di tutto, l’ultimo servizio tocca le note di Silvio Berlusconi. Il presidente raccomandava sempre al portiere di rinviare sugli attaccanti e attaccare la porta avversaria. Succede quando il figlio di Paolo aveva già aperto il piattone: Di Gregorio, Djuric, Pessina. "Mi diceva sempre che bisogna pensare in grande, sacrificandosi e godendosi il momento. Sotto il profilo della mentalità e del gioco ci sono stati grandi passi in avanti, ma dobbiamo abbinare la capacità di mantenere i piedi per terra al sogno di ambire in alto. Sono ambizioso, concordo con Galliani, e la fortuna di un allenatore è avere al proprio fianco un grande dirigente", dirà il tecnico a fine partita.

Un triangolo lungo un campo intero, che si chiude con un pallonetto delicato del capitano tornato a essere ai livelli massimi. L’esultanza è l’urlo liberatorio per 3 punti che valgono tanto: un segno di maturità indelebile, che affaccia - senza Izzo, diffidato, ammonito e squalificato - il Monza alla sfida contro la Roma di De Rossi. Ma non chiamatelo più esame di maturità

"Esame di maturità superato? Sì, sono soddisfatto perché è stata una grandissima prestazione. Questa è stata la conferma del gruppo e dello step in più fatto. Mi è piaciuto - conclude Palladino - lo spirito di chi è entrato. Questa è la dimostrazione di un gruppo che crede in quello che fa ogni giorno e punta a migliorarsi".

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