Monza, il futuro comincia adesso. Fra l’incubo B e il sogno americano
Squadra a un passo dalla retrocessione, ma il fondo Gamco rinfresca i contatti per rilevare il club “alleggerito“

Da mesi i tifosi del Monza contestano squadra e società per la stagione fallimentare
Trentasei sono in punti a disposizione da qui alla fine. Calcolatrice alla mano, per arrivare ai fatidici 35 stabiliti come quota salvezza da Adriano Galliani nella lettera consegnata ai calciatori a inizio anno, al Monza ne mancherebbero 21. Cioè, quel che serve è passare da una media punti di 0,5 a partita a 1,75: qualcosa che chiamare impresa sarebbe addirittura riduttivo. Serve un miracolo a cui Alessandro Nesta prova a rimanere aggrappato pur senza segnali incoraggianti. Non era a Roma dove i brianzoli potevano fare punti, ma ogni occasione sarebbe buona e utile per mettere a referto qualche passo avanti incoraggiante. Invece no: oltre alla sconfitta e ai 4 gol subiti, c’è di più. C’è una squadra che non riesce a mettere in difficoltà l’avversario, c’è un attaccante che sotto porta si vede poco ma neanche nel duello fisico riesce a spiccare, c’è una difesa che perde un altro pezzo - Carboni - e che subisce gol da Shomurodov quando l’uzbeko era l’unico calciatore giallorosso presente in zona offensiva in una selva di 9 maglie bianche. Sintomo chiaro di sconnessione, disattenzione. Come uscirne è un enigma. "Troppa differenza", dice Nesta lunedì sera dopo la Roma. "È nelle partite alla portata che bisogna fare punti", ribadisce la cantilena, ma quanti bonus sono già andati: tra Parma, Cagliari, Genoa, Verona e Lecce un solo punto guadagnato, senza gol, su 15 disponibili. Occasioni sprecate attribuibili per lo più a Salvatore Bocchetti nel suo periodo di gestione, che ha come comune denominatore con il suo predecessore e successore il delicato tema infortuni: quando la sfortuna arriva in doppia cifra, questa diventa danno, incisivo e decisivo ai fini di risultati e classifica. Con quello di Carboni, unico difensore “senior“ in campo lunedì, il numero ha toccato quota 12 e a farla da padrone per numero di assenze c’è Matteo Pessina, che di questa realtà è capitano, leader morale e tattico in campo. Troppo pesante per essere assorbito. Così delicato il suo infortunio che ancora oggi è difficile dare previsioni e tempistiche.
E allora si guarda al futuro, a quello che sarà il pranzo della domenica - un mezzogiorno di fuoco contro il Torino - e a quella che potrebbe essere lam proprietà di domani. Le voci che riguardano Fininvest e la presenza sul mercato delle quote del club non si sono mai placate, così come non è mai stata resa nota un’interruzione definitiva dei dialoghi con la Gamco Investors, il fondo d’investimento dell’italo-americano Mario Gabelli. I suoi intermediari avrebbero rinfrescato i contatti, di recente. A fine stagione ci si potrebbe trovare di fronte una società alleggerita dai costi (vedi mercato di gennaio e contratti in scadenza) e rinfrancata dal “paracadute“ grazie al triennio vissuto in massima serie: una cifra attorno ai 20 milioni che dipende anche da chi scenderà in Serie B. Un destino che, al momento sembra segnato solo in Brianza. Ma sognare ancora, almeno quello, non costa nulla.
Continua a leggere tutte le notizie di sport su