Un Monza alla Berlusconi. Dany Mota è il simbolo

L’ex presidente criticò la costruzione dal basso nonostante un 4-0 alla Spal. Il successo a Verona spinto da due lanci in verticale e dallo scatenato attaccante.

di MICHAEL CUOMO -
23 ottobre 2024
Un Monza alla Berlusconi. Dany Mota è il simbolo

Dany Mota Carvalho festeggia a fine partita allo stadio Bentegodi dopo il successo propiziato dalla sua doppietta che ha steso l’Hellas Verona

Era il 12 febbraio di due anni fa, ci sono quasi mille giorni da quella data a lunedì, a Verona-Monza. Mille giorni da quel freddo pomeriggio di calcio cadetto, dove la Brianza che ancora non aveva conosciuto la Serie A combatteva sul campo i fantasmi di sempre, quella caccia all’obiettivo che sembrava destinata a rimanere incompiuta. C’era Silvio Berlusconi allo stadio quella volta, quando la squadra di Giovanni Stroppa batteva con un poker la Spal e anche lì ad aprire le danze era stato Dany Mota, fino a quel momento trascinatore a tratti della corazzata biancorossa.

Il presidente mancava da due anni allo stadio: c’era stato di sfuggita all’intervallo di un Monza-Cittadella casalingo, che stava seguendo dalla sua villa di Arcore e che non convinceva nel risultato e nel gioco. E anche quella volta ebbe qualcosa da dire al portiere Di Gregorio che avrebbe dovuto optare di più per la soluzione rinvio, piuttosto che la cosiddetta “costruzione dal basso“. Un concetto ripetuto quindi a chiare lettere quel sabato pomeriggio della Spal, in una delle sue ultime conferenze stampa a tema sportivo della sua vita: "Un’osservazione sola ho da fare a questo Monza: troppo spesso il portiere dava la palla a un difensore, dal difensore a un mediano, il mediano tornava al difensore e si perdeva molto tempo giocando nella propria metà campo - le sue parole -. Nelle partite di calcio bisogna giocare per fare gol, quindi nella metà campo avversaria: l’input da dare al nostro portiere è che tutte le volte che ha la palla, tiri in avanti nella metà campo avversaria e alle nostre 3 punte di spostarsi a destra, al centro o a sinistra, a 3 metri di distanza l’uno dall’altro, dove il portiere cercherà di raggiungerli. Nell’80 per cento dei casi la palla verrà giocata nella metà campo avversaria".

Un consiglio che anche il Milan prese alla lettera il giorno dopo: Milan-Sampdoria a San Siro, Maignan lancia Leao che su assist del francese riuscì ad arrivare in porta per il gol da 3 punti nell’anno dello scudetto. Parole che tornano più che mai attuali al Bentegodi, nel momento di difficoltà con i padroni di casa all’assalto in cerca del pareggio. Dove c’è difficoltà, meglio rischiare il meno possibile e rifugiarsi lì davanti come avrebbe fatto piacere al presidente: lancio su Djuric e gol di Dany Mota, che come in quel 4-0 del 2022 ha messo il timbro; azione fotocopia e tris di Bianco, partita chiusa senza più affanni e balzo in classifica. Soprattutto un sorriso doppio e un ricordo che era già tornato alla mente a Salerno un campionato fa: lancio di Di Gregorio, testa di Djuric, gol di Pessina e risultato in ghiaccio. Nell’era della "partenza dal basso" c’è ancora una soluzione in più, basta crederci. E "chi ci crede - diceva sempre Berlusconi ai suoi ragazzi - vince".

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