Napoli, stavolta ci siamo: Osimhen a un passo dal Galatasaray. Cifre e dettagli

Volge al termine il caso per eccellenza dell'estate degli azzurri, che incasseranno 40 milioni subito e 35 entro il 2026. Non solo: presenti anche bonus, percentuale sulla futura rivendita e una clausola biennale per impedire il ritorno in Italia del nigeriano

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO
21 luglio 2025
Victor Osimhen (Ansa)

Victor Osimhen (Ansa)

Napoli, 21 luglio 2025 - Ogni telenovela ha il suo epilogo, e così anche la lunghissima querelle per la cessione di Victor Osimhen al Galatasaray si approssima a vivere le sue ultime battute. Certo, quando di mezzo c'è il discolo nigeriano le sorprese e i dietrofront sono sempre in agguato, ma mai come stavolta l'epilogo della sua avventura al Napoli sembra a un passo. E praticamente alle condizioni volute da Aurelio De Laurentiis.

I retroscena del divorzio tra il Napoli e Osimhen

Impossibile dimenticare la prima clausola rescissoria, quella dal valore di 130 milioni che, all'apice dell'idillio tra le parti e della forma del bomber, sicuramente avrà stuzzicato gli appetiti del patron, ma il piano B, quello da 75 milioni, non è affatto da buttare. In realtà, la validità della seconda clausola rescissoria è scaduta nei giorni scorsi, ma i dialoghi tra il Napoli e il Galatasaray non si sono mai interrotti: a maggior ragione quando Osimhen ha presentato un certificato medico per disertare prima il raduno di Castel Volturno e poi il ritiro di Dimaro. A prescindere da ciò, il classe '98 era da tempo fuori dai piani di Antonio Conte, che praticamente fin dal suo approdo in panchina di un anno fa lo aveva estromesso dalle sue gerarchie, chiedendo (e ottenendo) l'acquisto di Romelu Lukaku, il suo pupillo per l'attacco al quale ora sarà affiancato l'alter ego Lorenzo Lucca. Proprio nella coda della scorsa estate, Osimhen e il suo stipendio monstre da 10 milioni netti rischiarono di restare al Napoli, magari con vista sulla tribuna, per una punizione che si sarebbe estesa a De Laurentiis appunto per gli altissimi costi di quello che sarebbe stato un fuori rosa di lusso. L'arrivo del Galatasaray salvò un po' tutti, ma a tempo determinato vista la formula dell'operazione, in prestito secco. Il nuovo matrimonio, al netto del campionato ben meno competitivo, funziona bene, con Osimhen che firmerà 37 gol e 8 assist in 41 presenze, confermandosi uno dei migliori attaccanti del vecchio continente. Proprio per questo motivo, da parte sua ci sarà stato l'auspicio neanche tanto celato di attirare le mire di club di ben altro lignaggio, ma ciò non è accaduto. O almeno, non è successo alle condizioni di De Laurentiis, che mai avrebbe derogato da quei 75 milioni della clausola rescissoria, passando o meno da quest'ultima. E così è stato, con il Galatasaray come unico club ad andare incontro a quello che sarebbe stato un autentico tiro e molla, risolto solo nelle ultimissime ore.

I dettagli dell'affare Osimhen-Galatasaray

In principio i turchi avevano chiesto uno sconto sul prezzo, ipotesi manco a dire subito tramontata. Poi era stata la volta della rateizzazione, con la società di Istanbul a provare a spalmare l'esborso in quattro o magari addirittura cinque tranche. In questo caso, una mano tesa da De Laurentiis è arrivata, al contrario dell'altro capitolo annoso delle garanzie finanziarie pretese per scongiurare brutte sorprese. Nell'estate 2014, infatti, il Napoli trasferì ai turchi Blerim Dzemaili Goran Pandev e a quanto pare non tutto filò liscio secondo i patti stabiliti. Dall'altra parte, l'omologo di ruolo Dursun Ozbek ha provato a evitare fino all'ultimo questo step non obbligatorio per i trasferimenti internazionali prima di alzare bandiera bianca, presentando quelle lettere di credito che hanno di fatto sbloccato l'affare. Un affare da 75 milioni, divisi in due rate: 40 milioni subito e 35 milioni da versare entro e non oltre la fine del 2026. Se questa è la cosiddetta parte fissa, grazie ad altre condizioni neanche tanto accessorie gli introiti del Napoli saliranno ulteriormente. Esistono infatti 5 milioni di bonus, il 10% sulla futura rivendita, con sconto rispetto al 20% inizialmente preteso dai partenopei e, dulcis in fundo, una clausola biennale atta a impedire il ritorno di Osimhen in Italia, pena il versamento di 75 milioni (una cifra ormai ricorrente) di penale. Insomma, ha vinto la linea di De Laurentiis e forse, sotto questo aspetto, è una sorta di inedito in una sessione di mercato che l'ha invece visto finora spendere e spandere tanto per accontentare Conte sui profili e i nomi da quest'ultimo indicati quasi tassativamente. Ciò ha inevitabilmente messo il Napoli in una condizione particolare nelle trattative: da un lato di forza, perché in fondo le risorse economiche non mancano al club partenopeo, a maggior ragione se si pensa ai 75 milioni (riecco il numero magico) incassati a gennaio per Khvicha Kvaratskhelia e da allora rimasti 'nel cassetto', ma dall'altro di debolezza per la consapevolezza delle controparti di poter tirare la corda per provare a ottenere il massimo. Se questo è il capitolo entrate, in uscita finora il Napoli ha fatto la parte del leone, con il caso Osimhen come emblema di un pugno duro, anche se forse neanche durissimo. L'ultimo atto della querelle sorride agli azzurri, ma in precedenza era stato il nigeriano a dettare legge con le sue condizioni, a partire dalle discussioni per quel rinnovo a cifre mastodontiche che avrebbe a sua volta fatto da volano a tutto quanto accaduto dopo, segnando un punto di rottura tra le parti anziché rinforzarne il sodalizio, come di norma in questi casi. In una partita lunga e non priva di colpi di scena di vario genere, stavolta il triplice fischio è davvero prossimo a far calare il sipario su un connubio durato quasi 5 anni, con nel mezzo 76 gol e 18 assist trovati in 133 presenze, e uno scudetto festeggiato a braccetto prima della crisi proprio post tricolore. In realtà, un altro codazzo amaro tra Osimhen e il Napoli potrebbe ancora esistere qualora dalle indagini per l'operazione di acquisto dal Lille risalente al 2020 arrivassero cattive notizie per De Laurentiis, già da tempo nel mirino della Procura di Roma. La questione procede a rilento, o almeno con i tempi consueti della giustizia italiana, a dispetto dell'accelerata delle ultime ore per dire addio al nigeriano. Stavolta definitivamente.

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