Zerbin alla Osimhen e il Cholito. Mazzarri osa e centra la finale

Supercoppa, il Napoli stende la Fiorentina che spreca un rigore con Ikoné: il titolo salverebbe la stagione

di PAOLO GRILLI -
19 gennaio 2024
Zerbin alla Osimhen e il Cholito. Mazzarri osa e centra la finale

Zerbin alla Osimhen e il Cholito. Mazzarri osa e centra la finale

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NAPOLI (3-4-3): Gollini 6,5; Di Lorenzo 6,5, Rrahmani 6,5, Juan Jesus 7; Mazzocchi 6 (st 36’ Zerbin 7,5), Cajuste 5,5 (st 32’ Gaetano sv), Lobotka 6,5, Mario Rui 5 (st 27’ Ostigard sv); Politano 6,5 (st 27’ Lindstrom sv), Simeone7,5, Kvaratskhelia 7 (st 27’ Zielinski sv). All. Mazzarri 7,5.

FIORENTINA (4-2-3-1): Terracciano 6,5; Kayode 6, Milenkovic 5,5, Martinez Quarta 5,5 (st 43’ Barak sv), Biraghi 6 (st 22’ Parisi); Arthur 6, Duncan 5,5; Brekalo 6 (st 12’ Sottil 6), Bonaventura 6 (st 43’ Faraoni sv), Ikoné 5 (st 12’ Nzola 6,5); Beltran 6. All. Italiano 5.

Arbitro: La Penna di Roma 6

Rete: pt 22’ Simeone, st 39’ e 42’ Zerbin

Note: ammonito Biraghi.

Tribune piene e curve semivuote. Ordinarie apparenti contraddizioni d’Arabia, per una prima semifinale di Supercoppa Italiana al profumo di petrodollari che premia un Napoli che quasi non ti aspetti più. La corazzata scricchiolante in una sera si desta e riassapora la possibilità di raddrizzare una stagione maledetta.

Mazzarri apparecchia un undici inedito a Riad, con la difesa a tre ma senza rinunciare al tridente. Mossa che disorienta un po’ gli uomini di Italiano. Proprio dall’esterno Politano (Terracciano c’è) e Kvara arrivano i primi squilli, dall’altra parte è Ikoné a trovare varchi con una certa continuità, ma senza mai affondare il colpo. Squadre complessivamente tese, non certo rattrappite, sapendo di poter far valere entrambe il dinamismo dei propri esterni. Kvara avvia con un anticipo l’azione del vantaggio, illuminata dalla progressione con assist di Juan Jesus e conclusa da Simeone con una conclusione vincente d’autore. C’è decisamente un altro spirito rispetto a quello dell’ultimo mese tra i partenopei, cui certo il gol alla Salernitana al 96’ all’ultimo turno di campionato ha cambiato l’inerzia delle emozioni. Non certo la squadra delle meraviglie di Spalletti, ma un gruppo rinvigorito dopo tante sbandate e quella sensazione di vivere un mezzo incubo, o forse più, dopo l’impresa storica.

Il rigore procurato e sbagliato da Ikoné insinua invece nella Viola la sensazione che sia la serata sbagliata per accelerare verso il sogno del trofeo. L’intensità non manca, ma dove la Fiorentina è carente è nella capacità di concretizzare. Un rimpianto ben rappresentato dall’azione del gol annullato per fuorigioco a Beltran dopo il palo di Martinez Quarta. A Riad si ripropone il problema del gol per Italiano, cui solo Beltran ha dato parziale rimedio negli ultimi tempi. Il suo tentativo a inizio secondo tempo è neutralizzato da Gollini.

L’Alawwal Park, dove non si superano i dieci gradi nella notte del deserto, diventa un freddo bacino di rammarico per la Viola. Che nella ripresa perde anche il ritmo giusto e lascia spazio al protagonista meno atteso: Zerbin, che appena entrato prima sigla il raddoppio con tanto di zuccata al palo, poi si inventa una cavalcata per il tris.

Per gli azzurri, la vittoria in semifinale è benzina a 100 ottani per riaccendere i sogni. Kvara si scopre operaio, non solo cesella. Lobotka riscopre il piacere del taglia e cuci. Mazzocchi, finalmente, fa il suo. E il Di Lorenzo d’Arabia convince. Con Osimhen e Anguissa sarebbe tutt’altra squadra, d’accordo, ma è dolce la serata tra le dune.

Certo manca ancora un grande passo verso un titolo che avrebbe il potere di scacciare la cupezza da dominatrice crollata. Inter o Lazio, Mazzarri dovrà nuovamente inventarsi qualcosa. Ma intanto lo spirito è recuperato, il gioco in parte. E non è poco, per la squadra dei campioni che in un mese aveva raccolto una sola vittoria.

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