Nottingham Forest, l’outsider che fra tremare le big: la ricetta di Espirito Santo

Terzo posto in Premier League e un ritmo che fa sognare la straordinaria cavalcata di Brian Clough di oltre quarant’anni fa

di DIEGO DALL’OCCO
17 gennaio 2025
epa11757226 Nottingham Forest's manager Nuno Espirito Santo reacts during the English Premier League soccer match between Manchester City and Nottingham Forest, in Manchester, Britain, 04 December 2024. EPA/ADAM VAUGHAN EDITORIAL USE ONLY. No use with unauthorized audio, video, data, fixture lists, club/league logos, 'live' services or NFTs. Online in-match use limited to 120 images, no video emulation. No use in betting, games or single club/league/player publications.

epa11757226 Nottingham Forest's manager Nuno Espirito Santo reacts during the English Premier League soccer match between Manchester City and Nottingham Forest, in Manchester, Britain, 04 December 2024. EPA/ADAM VAUGHAN EDITORIAL USE ONLY. No use with unauthorized audio, video, data, fixture lists, club/league logos, 'live' services or NFTs. Online in-match use limited to 120 images, no video emulation. No use in betting, games or single club/league/player publications.

Roma, 17 gennaio 2025 – Il Nottingham Forest sembra non volersi fermare più in questa spettacolare stagione in cui, momentaneamente, si trova al terzo posto della Premier League. Con Nuno Espirito Santo (già candidato ad entrare nella storia del club) in panchina, i Reds si candidano a essere gli outsider del torneo. E dire che il portoghese, da quando è arrivato nel 2023, raccolse solo un 17esimo posto, scampando, per pochi punti, alla retrocessione.

Il gioco. Se ora la storia è cambiata è tutto merito di uno stile di gioco diverso, lavorato attentamente da Espirito Santo. I principi base? Attacco sulla fascia sinistra, alto numero di tiri (soprattutto da lontano) e cross e utilizzo dell’ampiezza con passaggi lunghi. Così facendo, il Forest diventa letale in fase offensiva, dove sfrutta anche i calci piazzati e le giocate individuali dei vari Elanga, Hudson Odoi e Gibbs-White (tanto per citarne alcuni), e attento in fase difensiva, in cui pressing alto e sempre l’attenzione ai calci piazzati la fanno da padrone.

I numeri. Il frutto del gioco si rispecchia nei risultati: 41 punti in 21 partite, 30 gol fatti e 20 subiti (seconda miglior difesa dopo l’Arsenal) e solamente sei punti di distacco dal Liverpool capolista (che ha comunque una partita da recuperare). Così recita il bottino del Forest, niente male per una squadra che si trova al suo terzo anno consecutivo nel massimo campionato inglese, dopo aver lottato duramente per restarci nei primi due.

Gli anni di gloria. I Garibaldi si trovano quindi in una posizione parzialmente insolita. Parzialmente perché Nottingham ha vissuto anni di gloria, sportivamente parlando. Si tratta del periodo degli anni 70 e 80 in cui, grazie a Brian Clough, i Tricky Trees erano una delle formazioni più forti (e vincenti) del calcio inglese. Già, proprio Brian Clough, innovatore in campo e sbruffone fuori: "Non dico che ero il miglior allenatore nel giro. Ma ero nella Top 1” la sua celebre frase. Ma, arroganza a parte, nessuno come lui riuscì a portare il terzo club professionistico più antico del mondo così in alto: una First Division, una Premier League da neopromossa (record ancora imbattuto), due Champions League e la Supercoppa UEFA lo consacrano come l’allenatore più importante e vincente nella storia del club. Ben oltre quaranta anni dopo, il Nottingham Forest sembrerebbe tornato all’epopea Clough ma basterà per compiere un’impresa in stile Leicester 2016? Al campo l’ardua sentenza.

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